Pazienza, grinta e cuore italiano: Savarese conquista il West

Giovanni Savarese ha conquistato con i suoi Portland Timbers il titolo di Western Conference. Il coach venezuelano lo ha fatto al termine di una regular season che lo aveva visto partire in salita e poi, pian piano carburare come un diesel sino ai playoff dove in sequenza, e partendo come outsider, ha eliminato Dallas e i più quotati Sounders e Kansas City. Dopo una carriera, sia da calciatore che da allenatore, vissuta in Eastern Conference, è riuscito a prendersi il titolo dell’altra costa quasi al primo tentativo, da atleta aveva infatti disputato poche partite nel 2000 con i San Jose nell’allora Western Division, unica sua esperienza al di là delle Montagne Rocciose.

Per il resto la sua intera carriera è stata segnata dal rapporto con la città di New York, dapprima da studente con la squadra della Long Island University, poi dal ’96 al ’98  come punta di diamante dell’attacco dei MetroStars, recordman di reti della franchigia prima del cambio di nome, infine da coach ha saputo ridare lustro agli antichi Cosmos, guidandoli a tre titoli NASL (2013, 2015, 2016) e a una finale, l’ultima della Lega, persa nel 2017 contro i defunti San Francisco Deltas condotti da Marc Dos Santos, che dalla panchina di Vancouver l’anno prossimo ritroverà Savarese nei derby di Cascadia.

Pazienza, dedizione, umiltà e sangue italiano per coach Savarese, figlio di immigrati originari della Campania, precisamente Nola e Nocera Inferiore, tra l’ombra del Vesuvio e una terra che dal vulcano trae la sua fertilità. Tifosissimo del Napoli, la sua ultima visita prima del Natale dello scorso anno, ospite al San Paolo per ammirare gli azzurri all’epoca guidati da Maurizio Sarri, tecnico che ha voluto studiare e con il quale condivide uno dei moduli da lui prediletti, il 4-3-2-1, ma soltanto nei numeri in quanto nell’applicazione quello di Savarese è assimilabile all’ albero di Natale di “ancelottiana” memoria piuttosto che allo schema “sarriano” che nel Napoli prevedeva due attaccanti esterni più simili alle ali che alle mezze punte. Nella finale di Conference Savarese ha invece preferito il 4-2-3-1 (modulo preferito da Benitez, altra storia recente del Napoli) con Valeri, autore di una doppietta, a fungere da trequartista centrale.

Una duttilità tattica che gli ha concesso di poter godere del supporto dei suoi giocatori offensivi, in particolar modo Sebastian Blanco, autore di una seconda parte ottima di stagione. Una regular in cui i Timbers, partiti dall’iniziale tentennamento (tre sconfitte e due pareggi nelle prime cinque partite) hanno saputo poi spiccare il volo inanellando una serie di 15 risultati utili con ben dieci vittorie che gli ha concesso poi di perdere terreno (quattro sconfitte consecutive ad agosto) e concludere la regular con due mesi senza particolari sussulti, grazie anche a una strategia di gioco che non ha lesinato nemmeno la chiusura in difesa con le ripartenze in contropiede, retaggio di quel cuore che batte forte e batte italiano. In questo una menzione la merita l’ottima annata di Diego Chara, idolo dei tifosi locali e autentica diga in mezzo al campo.


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