Intervista con Mike Chabala, ex Houston Dynamo, laureato e imprenditore

Mike Chabala è il prototipo del calciatore nordamericano. Laureato, ha incominciato la sua carriera professionistica grazie al SuperDraft della Major League Soccer. Chabala ha avuto una breve carriera agonistica, durante la quale è riuscito a dare il suo supporto alle due MLS Cup consecutive vinte da Houston Dynamo nel 2006 e nel 2007, in quanto membro della squadra riserve. Quando ha appeso le scarpette al chiodo ha utilizzato le conoscenze apprese durante il college (Chabala si è laureato in Economia alla Università di Washington) per diventare imprenditore.

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Come è nata la tua passione per il calcio?
Quando ero un ragazzino, entrai a far parte della squadra di calcio della mia scuola elementare, come la maggior parte dei bambini della mia età. Riuscivo a malapena a dormire la notte, avrei voluto tirarmi fuori da me stesso, mettermi dalla testa ai piedi sul pavimento e sognare tutto il tempo di giocare. C’era una sensazione magica che era stata messa dentro di me fin dalla più tenera età.

All’inizio della tua carriera hai giocato sia nella NCAA che in PDL. Come reputi il livello dei due campionati?
Sono importanti allo stesso modo in quanto in entrambi ho imparato molte cose, sia sul campo che fuori. Io non sono stato mai il miglior calciatore e quindi cercavo di evolvermi a seconda dei cambiamenti del gioco. La NCAA, il campionato universitario, sarebbe stato il trampolino di lancio per il livello successivo, quindi era fondamentale che fossi in una delle migliori squadre della nazione e che ogni stagione mi confermassi tra i migliori calciatori. Dopo che fui scelto ho militato per qualche anno in una delle migliori squadre della MLS, in questo caso fu la PDL a farmi conoscere, a farmi comprendere il livello successivo. All’epoca entrambi i campionati furono necessari per quella che poi fu la mia ascesa.

Quanto è stato importante per te studiare arrivando sino all’Università e alla laurea?
La scuola è sempre stata una priorità. Mio nonno non mi avrebbe mai permesso di lasciare l’Università prima di raggiungere la laurea,  infatti sono stato il primo membro della mia famiglia a laurearmi. Era importante per me laurearmi, ma ancora di più lo era studiare e mantenere al contempo lo stesso livello di disciplina e apprendimento sul campo da gioco. Avere una laurea in America è piuttosto importante: non sai mai quando il gioco cambierà e gli stipendi dei calciatori non sono alti come in altre nazioni. Il titolo di studio ti consente di tenerti aperte più porte dopo che hai smesso di giocare. Ci sono sicuramente aspetti positivi e negativi, in quanto lo studio ti sottrae tempo da dedicare al campo di gioco ma almeno in questo momento, fin quando i contratti non saranno più remunerativi, negli Stati Uniti è necessario laurearsi.

Quali sono i tuoi ricordi del SuperDraft in cui venisti scelto per la Major League Soccer?
Non ricordo se fui io o furono i miei genitori a spingermi a prendere il volo verso Philadelphia per il Draft 2005. I miei volevano soltanto condividere con me questa ulteriore esperienza, ma in realtà io non sapevo come sarebbe andata a finire, non avevo la certezza che mi avrebbero scelto. Il Draft non era come quello attuale e nessuna sapeva che io fossi li, tranne forse un paio di amici o qualche ex allenatore. Passarono tre turni senza che io fossi scelto e ne restava soltanto uno. Ero ottimista ma sapevo che il tempo stava per scadere, ricordo che era il 43esimo turno e pensai che sarei stato il prossimo. Erano rimaste soltanto poche scelte e si erano prenotati anche i San Josè Earthquakes. Conoscevo l’allenatore e la squadra in quanto mi ero allenato con loro d’estate. Quando poi il mio nome fu annunciato (Houston Dynamo lo scelse, ndr) fu uno dei momenti più belli della mia vita.

In America e negli ambienti che seguono il soccer nordamericano è in atto una discussione circa l’importanza o meno del calcio universitario in quanto molti calciatori arrivano al professionismo più tardi rispetto ad altre nazioni. Qual è la tua opinione?
Ora credo davvero che se hai intenzione di giocare al livello più alto devi saltare l’università. Limita il tempo che puoi giocare e la stessa competizione. I calciatori hanno bisogno di giocare in tutto il mondo e la NCAA limita il gioco a un solo periodo dell’anno. Consiglio vivamente a tutti i calciatori che vogliono intraprendere la carriera agonistica di preparare le valigie e andare Oltreoceano o in Sud America. Devi essere disposto a fare “all in” e io sono grato che sono stato capace di affrontare la sfida e arrivare in cima.

Qual è l’importanza attuale del SuperDraft?
Il campionato è cresciuto enormemente e il posizionamento per i calciatori è diventato un premio, anche se molti giocatori sono stati già identificati in tenera età e firmano dei contratti da “homegrown players” che li obbligano a giocare con le squadre della propria città. Man mano che la nostra lega crescerà e i club acquisteranno autonomia, il SuperDraft diverrà sempre più importante.

Parliamo della tua carriera. In quale squadra ti sei trovato meglio e in quale hai espresso il miglior gioco?
Ho giocato il mio miglior calcio per i Portland Timbers nel 2011. Sono stato scambiato da Houston a metà stagione e ce l’avevo con il mondo. Nel corso della stagione ho fatto numerosi assist e ottenni il miglior score della mia carriera contro i Los Angeles Galaxy e David Beckham quando fui nominato “man of the match”.

Cosa ricordi delle due MLS Cup consecutive (2006 e 2007) vinte con gli Houston Dynamo?
Lo spogliatoio. Sono ricordi che mi seguiranno per sempre e relazioni che custodirò per l’eternità. Una delle più grandi cose che io abbia imparato nel mondo del calcio professionistico è come essere un buon compagno di squadra e fare parte di un gruppo vincente. Star del campionato grazie allo spogliatoio. Aspettare le partite di campionato schiena contro schiena è stato una favola e nonostante i miei minuti di gioco, per le prime quattro stagioni in squadra, fossero piuttosto limitati, continuai a massimizzare il mio tempo imparando e osservando tutti gli aspetti del gioco dentro e fuori dal campo.

Quali sono gli allenatori e i calciatori che hai maggiormente stimato?
Dwayne DeRosario è stato uno dei maggiori calciatori con il quale ho avuto il piacere di giocare sia insieme che contro. Dominic Kinnear fu un manager incredibile e lo ammiro molto. Più divento vecchio e più mi guardo indietro e vedo come fu in grado di controllare e amalgamare la sua squadra. Kei Kamara è stato uno dei miei giocatori preferiti con il quale ogni giorno è stato un buon giorno. Una menzione speciale va a Lovel Palmer, abbiamo riso e abbiamo giocato ogni momento di ogni partita.

Sei mai stato vicino a una convocazione nella USMNT?
Mi piacerebbe pensarlo, ma credo che forse ciò che può essere definito come vicino a una opportunità fu quando nel 2011 giocai con i Timbers. Ho avuto alcune occasioni durante la mia carriera giovanile, ma mai l’opportunità.

Ti sei ritirato dall’attività agonistica piuttosto giovane. Cosa hai provato in quel momento e cosa ti ha dato la forza per diventare l’uomo che sei oggi?
Troppo presto, ma c’era qualcosa di più grande in serbo per me. Non riesco a spiegare le difficoltà durante la transizione, non avevo scelta. O dovevo combattere o dovevo arrendermi, ma non conosco quest’ultimo atteggiamento.

Houston, Portland, Austin, Washington. Un ricordo per ogni città e per ogni squadra.
Houston: lo spogliatoio, schiena a schiena durante i campionati. Portland: ho segnato contro i Galaxy il miglior goal della mia carriera. Ad Austin mi sentivo molto bene ed ebbi una buona iniezione di fiducia prima del mio debutto in MLS. A Washington esplorai la città e mi sono goduto il fatto di far parte della storia di una delle franchigie con più successi nella MLS.

Parliamo di attualità. Come reputi il livello attuale della Major League?
Molto impressionante. Il talento e il livello dei giovani hanno superato le mie aspettative. Il rapido ritmo di gioco con la giusta combinazione di abilità e potenza mi ha reso molto fiducioso sul fatto che vedrò nel corso della mia vita gli Stati Uniti vincere la Coppa del Mondo.

Che cosa mi dici della stagione di Houston Dynamo? Hanno vinto la U.S. Open Cup ma in campionato sono andati piuttosto male.
Deludente. Ha recuperato la stagione vincendo la coppa e sono felice per loro, ma credo fermamente che il cambiamento deve avvenire nell’organizzazione affinché possano andare avanti.

E la regular dei Timbers?
E’ partita lentamente ma poi hanno accumulato un sacco di terreno e si sono trovati vicino alla vetta prima del decision day.

D.C. United?
Aggiungere Wayne Rooney al roster è stata una delle scelte migliori che la società abbia fatto da tanto tempo a questa parte così come la costruzione del nuovo stadio. La partecipazione ai play off è un avvenimento che li dovrebbe rendere molto orgogliosi.

Ibrahimovic, Rooney, Schweinsteger, Giovinco e Villa. Quanto fanno bene questi calciatori alla MLS?
E’ incredibile che il resto del mondo presti attenzione al nostro campionato anche se questi atleti sono per la maggior parte quasi a fine carriera. Stanno aiutando la nostra lega e sono degli ambasciatori del gioco del calcio. Questo ci sta aiutando a crescere.

Attualmente quali sono i migliori giocatori in MLS?
Miguel Almiron e David Villa.

Parliamo della nazionale. Chi ti piacerebbe vedere sulla panchina della USMNT?
Josè Mourinho. E’ il mio allenatore preferito ed è un vincente. Non posso dire che il suo stile si adatterebbe sicuramente alla USMNT ma il successo lascia indizi e non mente.

Torniamo alla tua vita. Dopo esserti ritirato dal campo di gioco hai creato un’azienda, Sphere, che coniuga il calcio al fitness. Puoi parlarcene?
Volentieri. Pensa alla lezione di spin, allo yoga, al pugilato, alla sbarra o al CrossFit ma per il calcio. “Incontra la sfera“, un concetto di fitness ispirato al calcio che ho progettato per rifarsi al team ma focalizzato individualmente. La mia sfida è quella di entrare nel mercato delle boutique del fitness come CrossFit o SoulCycle. Ho creato un concept per aiutare i giocatori a connettersi dentro e fuori dal campo usando solo la palla. Sto cambiando il gioco creando un’atmosfera che è diversa da qualsiasi cosa la comunità del calcio o il mercato del fitness abbiano già visto e consumato. Non ci preoccupiamo di quale posizione tu abbia sul campo da gioco, a noi interessa il modo in cui tu giochi.

In quali zone degli Stati Uniti opera la tua azienda?
Per ora il Texas e New York City.

Sphere è attiva anche nel supporto delle persone diversamente abili, quanto è importante per essi la pratica dello sport?
Mi piace dire che “stiamo facendo girare la palla“. Abbiamo tutti l’opportunità di aiutare qualcuno meno fortunato o che abbia un bisogno. Il mio obiettivo è quello di connettere e aiutare tante persone in tutto il mondo un passo alla volta.

Cosa ne pensi della riforma dell’USL con nuovi team, nuove città e il meccanismo di promozione e retrocessione?
Penso che questo cambiamento sia meraviglioso per la nostra nazione e si adegui al futuro del calcio in Nord America. Un cambiamento che provochi una crescita del calcio negli USA è atteso da tanto tempo.

Le trasformazioni stanno rendendo il calcio un settore economico importante nel Nord America. Tu sei un imprenditore, in quale parte degli States, del Canada o del Messico investiresti in una franchigia di calcio?
Ci sono molti mercati, ma io punterei sulla Louisiana. New Orleans sarebbe un posto straordinario dove giocare. Le persone amano festeggiare e sanno come sostenere una squadra. La comunità calcistica sta crescendo rapidamente e si potrebbe radunare una piccola comunità di tifosi.

In chiusura, negli Stati Uniti vivono milioni di italoamericani, così come migliaia di soldati statunitensi vivono in Italia. Si potrebbe creare una partnership economica legata al calcio tra i due paesi?
Perché no? Magari Sphere può iniziare questo movimento.


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