Visione di gioco e divertimento, la ricetta di coach Kostecky per il futuro del calcio in Usa

Tj Kostecky è l’head coach dei LIU Brooklyn Blackbirds, squadra di calcio della Long Island University che milita nella NCAA Division I, la massima serie dello sport universitario negli Stati Uniti d’America, vincitore nel 2015 della Regular Season & Tournament della Northeast Conference. Assistente professore di Scienze dello Sport, fin dal 1981 insieme a Len Bilous, coach universitario ed ex giocatore dell’American Soccer League, tiene in tutto il mondo lezioni di “Vision Training Soccer“, una tipologia di allenamento basato sull’insegnare ai calciatore a prendere le migliori decisioni sul campo di gioco. Lo abbiamo contattato ponendogli alcune domande circa lo sviluppo del calcio negli Stati Uniti, in particolare il rapporto tra professionismo, calcio universitario e settore giovanile, puntando a capire le prospettive di crescita del movimento calcistico in vista dei Mondiali 2026, che si disputeranno in condominio tra Usa, Messico e Canada.

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Come funziona attualmente il sistema giovanile negli Stati Uniti? C’è qualche cosa che cambierebbe?

Il sistema giovanile negli Stati Uniti conta oltre quattro milioni di atleti iscritti e suddivisi tra le seguenti organizzazioni: US Youth Soccer, AYSO, DIRE, gli YMCA e giovani, ragazzi e ragazze, affiliate a piccole squadre di club o a programmi interni delle città. Inoltre ci sono tornei non ufficiali in cui competono calciatori prevalentemente di origini latinoamericane, caraibiche e africane o che sono originari dell’Asia e del Medio Oriente. C’è una sfida importante negli Stati Uniti che siamo chiamati a combattere. Purtroppo il 70% di coloro che giocano a calcio abbandonano questo sport prima di raggiungere le scuole superiori. La ragione, ascoltando quello che dicono i ragazzi, è che non sarebbe più divertente. C’è un’enfasi eccessiva sulla vittoria e gli allenamenti sono troppo incentrati sulle esercitazioni e viene speso poco tempo per il gioco vero e proprio. Inoltre i ragazzi sono costretti troppo presto a scegliere un singolo sport e anche i costi per i genitori diventano troppo alti. La nostra missione primaria è riportare il divertimento nel calcio.

La mia proposta è quella di creare piccoli tornei a cui i ragazzi possono prendere parte due o tre volte alla settimana, senza vincoli di formazione. Vi sarebbe un solo allenatore assegnato non alla squadra, ma al campo di gioco. La sua funzione principale sarebbe quella di bilanciare i giochi e ricordare ai calciatori di esaminare le loro opzioni prima che ricevano la palla. Questo modo di fare creerebbe un ambiente divertente dove non scenderebbe in campo solo l’atleta di livello superiore, i ragazzi avrebbero l’opportunità di affrontare i propri problemi e trovarne le soluzioni. Sia tra gli uomini che tra le donne, gli Stati Uniti non hanno abbastanza calciatori creativi e capaci di entusiasmare, che possano avere un impatto sul gioco. Questi campionati non dovrebbero avere nessun limite di età in modo da far giocare insieme vecchi e giovani, e i primi possano fare da mentori ai secondi. Permetterebbe ai ragazzi di giocare più tempo e alle famiglie di risparmiare tempo e denaro in quanto non sarebbero costrette a viaggiare, anche per lunghe distanze, per poter consentire ai figli di prendere parte a costosi allenamenti e a costose competizioni.

Crede che il sistema calcistico universitario, così come è oggi, sia strutturato per apportare benefici allo sviluppo di questo sport negli Usa?

Nel sistema attuale certamente i giocatori sono guidati a svilupparsi e a migliorare, e tra di loro una piccola percentuale dei più validi diventa professionista, sfortunatamente ci sono dei limiti. E’ principalmente un sistema di reclutamento che rispecchia il gioco professionale. Sotto la pressione della vittoria, gli allenatori cercano di reclutare i migliori giocatori amatoriali al mondo in maniera tale da ottenere risultati positivi.

Secondo la sua opinione quanto conta attualmente il SuperDraft per la Mls?

Fino ad ora il SuperDraft è servito come un prezioso strumento di marketing per creare interesse e coinvolgimento dei fan attorno alla Major League Soccer.

L’annunciata nascita della Usl D3 con promozioni e retrocessioni potrà apportare benefici al calcio statunitense?

Si, credo che questo gioverebbe al calcio negli Stati Uniti. Se la Usl D3 decidesse di includere un sistema di promozioni/retrocessioni l’interesse sarà elevato. Gli americani prosperano sulla concorrenza e noi amiamo i vincitori. L’opportunità e l’eccitazione di vedere una partita il cui esito determinerà un posto in una lega più alta sarebbe qualcosa di diverso e di stimolante per il tifoso medio di calcio. Anche l’appassionato di sport e la stampa in generale potrebbero essere favorevoli a questa idea.

Perché in Nord America il calcio maschile non è ancora riuscito a ottenere i risultati di quello femminile?

Siamo stati i pionieri dello sviluppo del calcio femminile nel mondo. Negli Stati Uniti quasi il 50% della partecipazione giovanile è tradizionalmente composto da donne. Non c’è mai stato uno stigma culturale da superare qui, come può esserci in altre culture o religioni presenti in altre parti del mondo. Quindi grazie al numero di atlete che giocavano a calcio, siamo riusciti a sopravanzare il resto del mondo. Questo dato accoppiato con il programma varato dal governo chiamato Title IX, che garantiva pari finanziamenti per i programmi educativi atletici nelle scuole (primarie e secondarie) e nei college, abbiamo creato un modello di sviluppo che è riuscito a far emergere grandi atlete con capacità, forza e potere senza eguali nel resto del mondo. In questo momento diverse nazioni hanno aumentato i finanziamenti, aumentato la partecipazione e migliorato i propri programmi di sviluppo per competere alla pari con gli Stati Uniti.

Quali sono i punti di forza che hanno concesso al calcio femminile di raggiungere questi risultati? Possono essere replicati tra gli uomini?

La strategia intorno al calcio femminile è simile al gioco applicato dagli uomini, basato su forza, potenza e velocità. La qualità che manca in entrambi è la visione di gioco. Essa è il catalizzatore che consente di prendere decisioni, risolvere problemi e sviluppare la creatività.

Quanto può rivelarsi conveniente studiare all’università per i giovani che giocano a calcio? Può essere un vantaggio rispetto agli atleti europei o sudamericani?

L’istruzione universitaria sfida gli studenti a risolvere problemi e a creare innovazione. Una volta che hai avuto accesso a un livello di istruzione superiore, puoi iniziare a comprendere e a risolvere delle azioni complesse. L’innovazione e la buona capacità decisionale sono qualità essenziali mostrate dai calciatori professionisti. E i migliori: Modric, De Bruyne, Hazard e Iniesta prendono costantemente le giuste decisioni con la palla. Sono simili ai giocatori di scacchi che utilizzano funzioni cerebrali più avanzate rispetto a quelli che giocano a dama.

Quanto sono importanti i club giovanili e le scuole superiori nell’insegnamento del calcio?

I club di calcio e le scuole superiori sono entrambi una parte vitale del processo di sviluppo per i giovani giocatori. In generale, la curva di apprendimento è più alta nei club giovanili, in quanto alcuni offrono una formazione dai tre ai quattro anni e fino ai diciotto. Naturalmente svilupperanno calciatori migliori quelli che offrono migliori servizi: tourné competitive, viaggi all’estero, piccoli tornei ricreativi, seminari di coaching, campi di addestramento ed educazioni genitoriale.

Il calcio nelle scuole superiori è limitato a tre, quattro mesi all’anno. Tuttavia anche essi svolgono una parte importante nello sviluppo dei giovani calciatori, dai quattordici ai diciassette anni. Questo ambiente migliora le capacità mentali e incide sull’autostima, che cresce mano a mano che i ragazzi sviluppano capacità sociali e di leadership. I compagni di squadra che frequentano la scuola insieme e vivono nello stesso quartiere hanno maggiori motivazioni quando arriva il momento di rappresentare la loro comunità in una competizione.

Quali sono le maggiori promesse di nazionalità americana e chi può aspirare a una carriera piena di successi?

A parte Chris Pulisic del Borussia Dortmund, io vorrei citare i seguenti calciatori che a mio avviso possiedono il potenziale per una carriera promettente. Chris Richards del Bayern Monaco, Josh Sargent del Werder Brema, Tyler Adams e Ben Mines dei New York Red Bulls e Giovanni Reyna dei NYCFC, figlio dell’ex calciatore della nazionale Usa, Claudio Reyna.

Se ne avesse la possibilità, quali cambiamenti apporterebbe per rendere competitivi gli Stati Uniti in vista della Coppa del Mondo 2026?

Come detto in precedenza, le qualità che mancano nelle nostre squadre nazionali sono il processo decisionale, la risoluzione dei problemi e la creatività. I nostri metodi di allenamento devono cambiare per affrontare queste carenze. L’attenzione dovrebbe essere rivolta al miglioramento della visione in campo del giocatore. Così facendo, i calciatori impareranno ad anticipare gli avversari, e a stare loro uno o due passi avanti. Modric, De Bruyne, Griezmann e Iniesta sono giocatori così. Quando inizieremo a sviluppare queste qualità nei nostri atleti, potremmo competere con le migliori squadre del mondo.


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