Nelle vergini frontiere del soccer: South Atlantic States

Dopo aver esaminato la situazione geoeconomica del rapporto tra il Nordest degli Stati Uniti è il calcio continuiamo il nostro viaggio seguendo la rotta meridionale dell’Atlantico, spostandoci in quegli stati costieri che furono tra i protagonisti della Guerra di Secessione nel Diciannovesimo Secolo. Rispetto al New England e all’area medio-atlantica il soccer è percentualmente meno presente nelle maggiori leghe nazionali, seppur di poco. Venti le franchigie nel Northeastern e diciotto invece negli South Atlantic States ma vi sono alcuni distinguo di cui tenere conto.

Se il dato circa la presenza in Major League Soccer è pressoché identico, quattro a quattro se si considera il prossimo ingresso del Miami di David Beckham, è sulle leghe minori che vi è una differenza a livello perlomeno economico. Gran parte delle squadre del Nordest, nove su venti, prendono parte alla United Women’s Soccer, seconda divisione del calcio femminile; categoria in cui non è presente alcuna squadra dell’Atlantico meridionale che però supera per due presenze, nove a sette, il Northeastern per quanto riguarda le presenza in USL, secondo livello maschile che ha un peso economico maggiore rispetto alla UWS, cifra che sale a 11 se si contano due squadre che prenderanno parte alla USL D3. Numeri vincenti anche nella NSWSL, prima divisione femminile, con tre franchigie rispetto all’una del Northeastern. Degli otto stati più il District of Columbia che compongono la zona, ben sette hanno una presenza calcistica.

SOUTH ATLANTIC STATES

Stati in cui sono presenti franchigie

STATO MLS USL NASL NSWSL UWS TOT
Florida Orlando City SC; Miami (dal 2020) Tampa Bay Rowdies; Orlando City B (in pausa) Jacksonville Armada; Miami FC Orlando Pride 7
Georgia Atlanta United Atlanta United 2; South Georgia Tormenta FC (USL D3) 2
Maryland Washington Spirit (in condominio) 1
North Carolina Charlotte Independence;  North Carolina FC North Carolina Courage 3
South Carolina Charleston Battery; Greenville Pro Soccer (USL D3) 1
Virginia Richmond Kickers 1
Washington D. C. D. C. United Washington Spirit (in condominio) 2
4 9 2 3 18

Gli stati ancora senza franchigie

DELAWARE

The First State è la patria delle public companies degli Stati Uniti d’America, oltre il 50% delle società ad azionariato diffuso ha sede in questo stato grazie alle agevolazioni fiscali che la legislazione garantisce, tra di esse vi sono il 60% di quelle facenti parte della classifica Fortune 500. Quarantatreesimo per contributi al pil nazionale e quattordicesimo per reddito procapite, nel 2015 il tasso di disoccupazione era intorno al 5%.

Novecentocinquantamila abitanti per il penultimo stato per dimensione, quarantacinquesimo per popolazione; il centro maggiore è Wilmington, facente parte dell’area metropolitana di Philadelphia. 73mila abitanti e una alta concentrazione di aziende. Tra le maggiori società ed enti ad offrire occupazione Christiana Health Care System, network no-profit di strutture sanitarie, una presenza importantissima in ottica soccer in quanto il campo salute è tra più attivi nelle sponsorizzazioni calcistiche. Notevole anche la presenza di banche, società finanziarie e l’economia legata all’emissione di carte di credito. Sportivamente la città, primo avamposto svedese in America, conta una franchigia di baseball nella Minor League, i Wilmington Blue Rocks, una di rugby, i Delaware Black Foxes che prendono parte al maggior campionato Usa dello sport e una società di calcio, i Bearfight FC of Wilmington, militante nella amatoriale United States Adult Soccer Association. Tra le curiosità il gemellaggio della città con Olevano sul Tusciano, comune in provincia di Salerno.

WEST VIRGINIA

Il West Virginia che nella sua fondazione porta i semi della scissione, frutto della sua fedeltà all’Unione nel segno della lotta alla schiavitù durante la Guerra di Secessione, è 49esimo per reddito procapite, sopra soltanto al Mississipi e al territorio di Puerto Rico e quarantaduesimo per contributi al pil nazionale. Quasi due milioni di abitanti, trentottesimo per popolazione e 29esimo per densità di abitanti. Lo stato ha pesantemente subito la riconversione industriale e la crisi economica, con la diminuzione degli introiti ricavati dalle attività estrattive come il carbone, che negli ultimi anni hanno reso il territorio particolarmente povero. Negli ultimi anni, pur essendoci un incremento del prodotto interno lordo, sono diminuiti i posti di lavoro nonostante una parziale ripresa dell’occupazione proprio nel settore carbonifero e in quello del legname.

Maggiore città e capitale dello stato è Charleston, oltre cinquantamila abitanti che nell’intera area metropolitana divengono 222mila. La città sin dalla prima metà degli anni ’80 è stata oggetto di una profonda riqualificazione urbana che, unita a un sistema integrato tra pubblico e privato per lo sviluppo lavorativo, l’ha resa una meta qualificata per gli investimenti societari. La sua economia, un tempo incentrata principalmente su attività estrattive, oggi è molto orientata sul terzo settore, in particolare sanità e istruzione nonché sul commercio. La città è anche sede di numerosi eventi culturali. Nell’ambito calcistico essa possiede già una propria franchigia in USL PDL, quarto livello della piramide calcistica statunitense, i West Virginia Chaos. Presente anche una società militante nella United States Women’s Football League di football americano, le West Virginia Wildfire, attualmente in pausa. Il baseball è rappresentato dai West Virginia Power nella South Atlantic League. Una idea di nome per una eventuale franchigia potrebbe essere Charleston Miners o West Virginia Miners, in onore ai minatori, tra i lavoratori che più hanno segnato la storia dello stato.


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