Toronto, Cimpiel prima di Giovinco: l’eroe tra i pali della NASL ’76

La città di Toronto si sta godendo la sua prima settimana da campione della Major League Soccer, unendo alle celebrazioni natalizie le parate e i festeggiamenti per i beniamini del Toronto FC e il rosso è sicuramente un colore che si addice a entrambe le ricorrenze.

Spicca tra gli elfi di “Babbo” Vanney il nostro Giovinco che ha suggellato con il titolo di squadra il lavoro svolto in tre anni di Mls. La Formica Atomica è sicuramente il simbolo dei Reds e orgoglio italiano all’estero, un orgoglio che in quel di Toronto ha avuto un degno predecessore quaranta e uno anni fa, che di mestiere non faceva i goal ma li scongiurava.

Stiamo parlando di Paolo Cimpiel, portiere classe 1940 nativo di Pasiano di Pordenone. Cresciuto nelle giovanili del Bologna con il quale ha poi disputato tre campionati raccogliendo dodici presenze in Serie A e una vittoria da protagonista nella Mitropa Cup nel ’61. Sarà poi un girovago del pallone tra le regioni italiane, quasi sempre da titolare in Serie B e Serie C con Brescia, Verona, Catanzaro, Cesena, Taranto, Pescara e Chieti. La svolta arriva quando la sua carriera è in dirittura d’arrivo, a 36 anni la proposta d’ingaggio da una franchigia NASL: i Toronto Metros Croazia. Lo abbiamo intervistato in esclusiva.

Sono felice che il Toronto abbia vinto il campionato – dice oggi – Quando sono arrivato io era una città bellissima e oggi sarà ancora più bella. Vicino ci sono le Cascate del Niagara, certo, faceva un freddo… Ricordo che quando mi fu proposto l’ingaggio dissi a mia moglie: andiamo da qualche parte per fare soldi, o vogliamo provare quest’esperienza a Toronto? Mia moglie disse: andiamo a fare questa esperienza a Toronto. Era un periodo in cui le squadre italiane, finito il campionato, approfittando della pausa estiva mandavano i propri calciatori a giocare in America. Lì il calcio era un’altra cosa, tutto votato all’attacco e poca  difesa. C’era molto spettacolo, i rigori si tiravano da fuori area e anche il fuorigioco aveva delle regole particolari (nel 1972 la Nasl varò una norma per la quale la posizione di offside era definita da un limite posto a 35 metri dalla linea di porta, ndr)”.

La franchigia, composta da una dirigenza croata, si rivolgeva soprattutto a quella fascia di popolazione immigrata, ma riusciva a raccogliere anche il consenso dei tanti altri abitanti, compresi quelli di origine italiana. “Lì sentivi parlare italiano come parlare inglese“, ricorda Cimpiel, che fu compagno di squadra del grande asso portoghese Eusebio. “Condividevamo la stessa stanza, lui era un gran bel personaggio, sempre circondato da donne, io me ne stavo nel mio angolino ma andavamo molto d’accordo. Veniva da un infortunio, ma era sempre spettacolare, tirava certe punizioni“.

In un campionato votato all’attacco il portiere originario del Friuli-Venezia Giulia rappresentò la consistenza tra i pali, tanto che la Nasl lo omaggiò con la Honorable Mention della All-Stars 1976. Una stagione trionfante chiusa al secondo posto nella Northern Division dietro ai Chicago Stings, che valse l’accesso a quei playoff che segnarono la vittoria del campionato per la compagine di Toronto. Una finale, giocata proprio a Seattle contro i Minnesota Kicks alla quale Cimpiel non prese parte.

Il mio contratto era scaduto alla fine della stagione regolare. Sia da parte mia che da quella della società c’era la volontà di rinnovare, giocai qualche partita ma il contratto non arrivò, allora decisi di partire perché avevo delle offerte in Italia. Ricordo che c’era anche il Palermo che mi aveva cercato perché il suo portiere era infortunato. I miei compagni di squadra non sapevano niente di questa situazione, più tardi alcuni amici italiani mi dissero che rimasero sconcertati, Eusebio compreso. Quando tornai in Italia seppi però che non era ancora arrivato il transfert per farmi giocare. Arrivò dopo Natale e rimasi un anno fermo”.

Cimpiel continuò la sua carriera fino all’inizio degli anni ottanta, difendendo i pali dell’Osimana, provincia di Ancona. Appese le scarpette al chiodo si dedicherà alla formazione dei portieri. Oggi esulta, insieme agli italiani di Toronto, per le prodezze di Giovinco.

Poco dopo l’esperienza a Toronto ci fu la possibilità di andare a giocare a New York, nei Cosmos di Pelè. “Lì c’era Chinaglia, e mi parlò dell’opportunità di essere ingaggiato. Era l’unica squadra davvero professionale dove, finito il campionato, iniziavano le tournée. In quel periodo a New York avvenne il black out (luglio 1977, ndr). Venni a sapere dei furti e delle rivolte e mi fecero molta impressione, quindi accantonai l’idea”.

GiovincoCon la tecnica e le qualità che possiede in America può fare quello che vuole. Avrebbe potuto continuare ad avere successo anche in Italia. Ai tempi in cui militava nella Juventus si parlò della sua fisicità come di un problema, ma vedete oggi quello che stanno facendo quei tre che ha davanti il Napoli…

Raggiunto telefonicamente nella sua casa di Casalecchio, Paolo Cimpiel ha risposto con allegria alle nostre domande, felice di ricordare quei momenti da pioniere del soccer lì, sulle sponde del Lago Ontario, che a quasi quarantuno anni di distanza ha rivisto i propri atleti rialzare la coppa dei più forti del Nordamerica.


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