Atlanta, Almiron: “Qui per il Tata Martino, ora amo la MLS”

Comunque finisca la stagione MLS, con Atlanta eliminata al Knockout Game da Columbus Crew ai rigori, il volto 2017 della lega è sicuramente quello sorridente di Miguel Almiron. Il 23enne fantasista paraguayano, pescato dai georgiani al Lanus e – valorizzato – già nel mirino di diversi club europei, è stato protagonista della cavalcata da Expansion Team di Atlanta vincendo anche il premio come “Newcomer of the Year” e la nomination tra in cinque candidati a MVP stagionale.

“Dopo l’eliminazione con Columbus non ho dormito – ha ammesso Almiron nel contributo scritto in prima persona per The Players’ Tribune -. Tutto è stato nuovo per me quest’anno, il Paese, la città di Atlanta, il club. Sono qui da 10 mesi, ma fino ai playoff non avevo capito quanto avessi creato il feeling con Atlanta. Perdendo contro Columbus ho sentito di aver deluso la città e sono veramente dispiaciuto”. Ce l’aveva detto il Tata Martino prima del match: “State calmi, non abbiate paura. Giocate per Atlanta”. Giocate per Atlanta, “è stato strano sentirglielo dire perché prima di questa stagione Martino era connesso con Atlanta tanto quanto me… zero”.

“Il Tata è una leggenda. E’ un idolo per molti in Sudamerica. Ha allenato il Cerro Porteno in Paraguay dove sono cresciuto vincendo il titolo. Ha allenato anche il Barcellona e l’Argentina, ma molti di noi lo ricordiamo per il 2010, soprattutto i paraguayani, quando ci allenò al Mondiale in Sudafrica portandoci fino ai quarti di finale. Avevo 16 anni, ma nessuno in Paraguay parlava d’altro e dietro quel risultato c’era il Tata Martino. Il mio coach qui ad Atlanta. L’ho sognato, devo essere sincero. Devo lavorare con lui un giorno, era quello il mio obiettivo”.

E così è successo, in MLS con la maglia dei Five Stripes.

L’AVVENTURA AD ATLANTA

Lo scorso inverno il mio agente venne da me e mi disse: “C’è questa squadra, Atlanta, ti vogliono con loro. E hanno questo signore come allenatore…” – “Chi?” risposi – “… El Tata”. Gerardo (Tata) Martino. Dani, il mio agente, sa benissimo cosa El Tata rappresentava per me. “Ti vuole chiamare” continuò. Ero quasi imbarazzato, non volevo sembrare stupido nelle mie domande o nelle risposte. Quasi non volevo rispondere al telefono, ero troppo nervoso. Poi lo feci, parlai con lui per qualche minuto. Mi disse che aveva sul tavolo un’offerta per questo nuovo progetto negli Stati Uniti e mi disse che se avesse accettato, mi avrebbe voluto con lui. “Quiero contar contigo, Miguel”. Non ci potevo credere. “Coach, questa chiamata è stata un onore. Voglio venire ad Atlanta con lei”.

Non conoscevo molto della MLS e non sapevo dove fosse Atlanta. Non sapevo nulla. Ma il Tata era l’allenatore ed era tutto ciò che mi bastava sapere.

Qualche settimana dopo Darren Eales, il presidente di Atlanta United, insieme a Carlos Bocanegra, il direttore tecnico vennero in Argentina a incontrarmi. Mi mostrarono il nuovo stadio, le strutture ecc… Mi ha impressionato la gente, il feeling oltre il calcio. Ho scelto Atlanta per il Tata Martino.

Può sembrare sbagliato, ma è difficile descrivere il rapporto tra i sudamericani e Martino e quanti di noi farebbero di tutto per essere allenati da tutti. Tuttavia ho iniziato ad amare Atlanta anche per altre ragioni.

Ho imparato velocemente che l’atmosfera in MLS è diversa rispetto al Sudamerica. Non ho giocato bene nella mia prima partita, sbagliai un gol facile e perdemmo 2-1 contro i Red Bulls. Ma dopo la partita i tifosi stavano comunque cantando e inneggiando i nostri nomi. Rimasi stupito. Non capivo perché i tifosi fossero comunque felice anche dopo la sconfitta. Ci ho messo un po’ a capire che la cultura sportiva qui è diversa. La MLS è una lega bellissima, con buona squadre, strutture e tifosi. E’ diversa, ed è bella.

La gente a volte la chiama “campionato per pensionati”, ma non ha senso. Ho 23 anni e ho voluto essere qui, penso sia esattamente l’opposto al momento. E’ un posto dove i giovani possono venire a giocare e diventare qualcuno. Il fatto che personaggi come Martino, Giovinco, Villa e altri siano qui, significa molto.

Avevo paura di non riuscire a fare bene qui ad Atlanta o di aver fatto la scelta sbagliata. All’inizio non è stato facile, il club era nuovo, tutto era nuovo. Tutti abbiamo commesso errori all’inizio, ma abbiamo imparato insieme ed è stato importante. Ho iniziato anche a studiare l’inglese, ma… non lo so ancora bene. Ci lavorerò.

La mia prima stagione in MLS è stata meravigliosa. Sono cresciuto molto, ho imparato tanto sugli Stati Uniti e su questa città. Mi sento molto fortunato a fare parte di questo club e di questa città.

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