Nazionale italiana: 23 motivi per cui Giovinco meritava una chance

L’Italia di Giampiero Ventura ct e Carlo Tavecchio presidente della Figc ha fatto la storia. Lo avevano promesso il giorno della presentazione due anni fa, ci sono riusciti. Nel modo peggiore che la memoria calcistica italiana conosca, ma ci sono riusciti, non qualificandosi al Mondiale che si terrà in Russia nel 2018 sessant’anni dopo l’ultima – e unica – volta. Il doppio confronto con la Svezia per lo spareggio non ha prodotto gol per gli Azzurri che dell’anemia offensiva, purtroppo, hanno fatto il loro marchio di fabbrica in questa seconda parte di 2017. Risultato? Tutti sul divano il prossimo giugno a guardare le altre. Almeno la compagnia sarà di quelle buone con gli amici americani e olandesi che, se cercati, non saranno impegnati davanti alla tv.

Per noi amanti di MLS c’è un grande cruccio su questa enorme delusione e non può che avere il nome di Sebastian Giovinco. Nel novembre 2016, poco più di un anno fa quando la qualificazione al Mondiale sembrava la solita routine, il ct Ventura si esprimeva così:

“Per quanto riguarda Giovinco io l’avrei voluto con me al Torino – ha spiegato in conferenza stampa il ct Ventura -, ma oggi gioca in un campionato dove i gol contano poco, la qualità della Mls è relativa. Il suo problema è che purtroppo si adatta – com’è normale che sia – a quel campionato, dove tornare a difendere è secondario”.

Insomma, la MLS è un campionato che conta poco dove segnare è più facile e chissenefrega se Sebastian, in finale di Eastern Conference anche quest’anno con Toronto FC, ha segnato 60 gol in 95 partite di campionato. Non bastano, nemmeno per una chance. Certo, vedendo il trattamento riservato a Insigne – l’unico in rosa in grado di saltare l’uomo – consegnato alla gelida panchina di San Siro nel match decisivo e a venti minuti di mezz’ala a Solna, capiamo qualcosa di più, però… Giovinco avrebbe meritato una chance. Non con la Svezia, sia chiaro che ormai era tardi, ma prima, contro un avversario più morbido, magari in uno stage. Ma andava visto e testato per correttezza, perché segnare non è mai facile da nessuna parte ed escludere un giocatore per un pregiudizio è sintomo di una mentalità antica, non al passo coi tempi anche calcistici e che, infatti, ci ha portato nel baratro.

Siamo chiari: Sebastian Giovinco NON avrebbe cambiato la sorte della Nazionale. Lo ripeteremo alla nausea. Amiamo la MLS, ma questo non vuol dire che si debba fare i talebani. I limiti del campionato nordamericano sono evidenti e le difese che Sebastian affronta sono sicuramente più morbide rispetto alle grandi sfide europee. Ma non così scarse come si dipinge in giro, insomma, con tutto il rispetto del Benevento di questa Serie A o del Beveren, squadra in cui giocava uno degli svedesi entrati in campo contro l’Italia, anche in MLS per fare gol – soprattutto con il fisico di Giovinco – ci vuole talento, astuzia, fantasia. La tecnica oltre il fisico, la giocata difficile da pensare o il tiro da fuori balisticamente perfetto. Una freccia in più che Ventura – e Conte prima di lui – non hanno nemmeno voluto provare sul campo, fidandosi del pregiudizio e facendo prevalere la pigrizia di informarsi. Non tutti l’hanno vissuta così, anzi.

Lasciando stare il caso David Villa, comunque clamoroso per la sua portata, con la convocazione dell’attaccante del New York City nella nazionale spagnola (proprio contro l’Italia in campo) in una selezione che di problemi offensivi proprio non ne ha, sono ben 23 i giocatori fino a questo momento che parteciperanno da protagonisti a Russia 2018. L’ultimo in ordine temporale, beffa delle beffe per noi, è Gustav Svensson centrocampista svedese dei Seattle Sounders entrato in campo al Meazza.

Prima di lui un altro centrocampista ha vissuto da protagonista la qualificazione al Mondiale, Blerim Dzemaili della Svizzera che – per gli scettici – ci sta davanti nel ranking ed è destinata ad allungare. Ci sarà meno scelta per Petkovic, forse, ma evidentemente per loro e per gli svedesi la MLS non significa pensione. Come per Martinez che non chiama Nainggolan ma convoca con regolarità il difensore dei Montreal Impact Ciman, nel Belgio più forte di sempre. Un difensore. Questi ct si informano, seguono, selezionano, testano e poi giudicano. Cinque fasi, non una.

Va beh Sebastian, chiudiamola qua e guardiamo il lato positivo. Visto il destino di Insigne le parole di Ventura assumono un significato diverso. Il tuo problema, disse il ct, è che ti adatti a un campionato dove tornare a difendere è secondario. Capito, ti avrebbe fatto giocare terzino. Ti sei evitato una figuraccia mondiale, ahi noi.


 

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