Andrea Pirlo si ritira: un Maestro e troppi rimpianti in MLS

Un fulmine a ciel sereno ha scosso l’asse New York-Italia nella seconda domenica di ottobre 2017. Andrea Pirlo ha deciso di ritirarsi a fine stagione MLS. Non una notizia inaspettata nella sostanza visti i 38 anni del regista italiano, ma nella forma sì, affidando questa decisione a una bella intervista rilasciata a ottobre alla Gazzetta dello Sport. “Mi sono reso conto da solo che è arrivato il momento di smettere. Col New York City FC vanno in campo i più giovani e a 38 anni è giusto dare spazio ai ragazzi. Non sono arrabbiato, anzi, do una mano a Vieira e ai miei compagni, anche perché alla mia età non riesci più ad allenarti come vorresti e hai sempre qualche acciacco. Non è che si deve sempre andare avanti per forza fino a 50 anni”. L’ufficialità è arrivata dopo l’eliminazione del City dai Playoff per mano di Columbus Crew.

Un Maestro per il mondo del calcio, un fuoriclasse che ha cambiato le sorti di Milan, Juventus e Nazionale durante la sua carriera, ma che a New York non ha lasciato il segno, anzi. Il campo e i numeri raccontano di un Pirlo spaesato in MLS, mai a suo agio con i ritmi impazziti di compagni e avversari e poco in sintonia con i tifosi stessi che da lui, numero 1 assoluto nel soccer, si sarebbero aspettati quell’apporto che Giovinco a Toronto e a suo modo Kakà a Orlando hanno portato da protagonisti. Per 6 milioni di dollari l’anno, in un campionato in cui ogni centesimo dev’essere speso con ponderazione massima, non è stata una bella avventura.

 

 

Sia chiaro, nessuno discute né discuterà mai le qualità tecniche e professionali di Andrea Pirlo. Ma parlando di MLS e delle due stagioni e mezzo passate con il NYCFC, nessuno può dire di essere soddisfatto della liaison americana, anzi. L’occasione persa porta con sé diversi rimpianti, illuminati con ferocia dai riflettori che questo trasferimento aveva acceso sul campionato a suo tempo. Dall’estate 2015 a oggi, con il New York City qualificato ai playoff e la possibilità per Pirlo di scrivere la storia del club con una postseason in grado di cancellare il rendimento globale della sua carriera americana fin qui, l’ex Milan e Juventus ha collezionato 1 gol su punizione contro Philadelphia in 60 presenze. Ma se nel 2016 aveva collezionato 32 presenze da titolare e 11 assist oltre al gol, è in questo 2017 che il sipario su di lui è calato senza pietà con Vieira costretto, dopo le difficoltà iniziali, a preferirgli Herrera e Ring, decisamente più spendibili per grinta e voglia a dispetto della tecnica sopraffina dell’azzurro. E nell’intervista lo stesso Pirlo ha ammesso la legittimità della decisione tecnica.

Comunque troppo poco per cancellare quello che poteva essere in MLS e non è stato, per sfortuna di tutto il movimento. Ma con un piccolo sollievo: il suo fallimento a stelle e strisce ridurrà le malelingue sul livello del campionato Nordamericano. Non basta avere dei piedi stellati per fare la differenza, non più come una volta. Chi va in MLS deve andarci convinto come Giovinco, Villa, Drogba ai suoi tempi. Il nome non basta più e, visto questo 2017, l’hanno capito anche i dirigenti MLS e delle varie franchigie.


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