Disastro USA e un sistema da rifondare: “Gulati deve dimettersi”
Credere che un torneo, un campionato, o la qualificazione ai Mondiali, si ottenga all’ultima partita, è superficiale. Così lo sarebbe anche nel valutare la deludente eliminazione della nazionale statunitense di calcio, che da adesso ha il dovere di guardare più in là dell’umiliazione subita a Trinidad martedì sera.
Gli Usa, come sottolineato per la prima volta dal risveglio dei mass-media, non ha mai mostrato una crescita internazionale parallela a quella che vuole vantare, ed i risultati conseguiti negli ultimi sette campionati mondiali consecutivi a cui ha partecipato (da Italia ’90), lo confermano: 5 vittorie, 6 pareggi e 17 sconfitte. Sarebbe cambiato qualcosa se oggi stessimo, piuttosto, a celebrare l’ingresso degli Usa nelle 32 di Russia?
“Avverto un misto di tristezza e soddisfazione – esordisce Giuseppe Barone, ex dirigente dei Brooklyn Italians, oggi manager di NY Cosmos ed esperto di settori giovanili – Tristezza perché è una sconfitta del calcio mondiale se gli Usa non saranno in Russia. I fallimenti servono a portare cambiamenti. Ma non sono certo se nel calcio americano questo avverrà”. Barone prosegue senza esitazione: “Il Ct Bruce Arena, ed il presidente della federazione Sunil Gulati, dovrebbero dimettersi. Evidentemente non è solo la squadra ad aver mancato l’obiettivo”.
Una posizione altrettanto radicale la assume Rocco Commisso, ex giocatore di Columbia University e oggi proprietario dei NY Cosmos: “Le vere cause della debacle non erano né in campo né a bordo campo a Trinidad – afferma quello che è anche il chairman NASL – piuttosto sono la risultante di estesi e sistematici problemi interni a questo sport nel nostro Paese. La colpa dev’essere attribuita senza mezzi termini al management federale, guidato da Sunil Gulati. Il primo passo perché ci si assicuri che il calcio americano si esprima con continuità ad un livello che ci risparmi le emozioni negative generate dall’incapacità della Nazionale di qualificarsi, è dato dalle dimissioni di Gulati. È l’unica strada onorevole, a cui dovrebbero seguire quelle dei componenti del board della USSF (la federazione, ndr) e dal personale nominato da presidente”.
Le dichiarazioni di Commisso affondano relativamente le radici al contenzioso in corso fra NASL e federazione, laddove quest’ultima ha negato alla lega lo status di Division 2. Il neo proprietario dei NY Cosmos, anche in tempi non sospetti, ha infatti sempre criticato l’assoluta mancanza di rispettibiltà internazionale del calcio statunitense. “Generiamo i migliori giocatori di baseball, basketball e football – continua Commisso – e nel caso del calcio è vero il contrario. Nei quasi 12 anni in cui Sunil è stato a capo della federazione, nulla o quasi è stato fatto per rafforzare i giocatori di prospetto nonostate le vaste risorse ed il potere posseduto dal suo uomo in carica”.
Martedì e mercoledì matina, i mass-media americani hanno riportato la notizia con superiore enfasi a quella che avrebbe generato una qualificazione. Per la prima volta quotidiani e Tv hanno cercato di capire cosa sia successo, ma soprattutto se c’è qualcosa che non funziona sotto il livello più elevato, quello degli undici che vanno in campo: “La federazione ha riempito gli Stati Uniti di scout che portano i migliori ragazzi nelle academy, ma ha anche creato un sistema robotizzato di gioco in seno al settore giovanile nazionale – continua Barone – a cui i club devono sottostare. Significa eseguire gli ordini in tema di movimenti in campo ed applicazione del 4-3-3. In queste condizioni, è pressoché impossibile che esca un Baggio, un Messi, un Totti. All’esigenza di seguire le direttive federali sul sistema di gioco, contribuiscono anche le decine di allenatori inglesi che lavorano in questo Paese e che attuano un tipo di calcio che non lascia spazio alla creatività”.
Barone sostiene inoltre che nel Paese simbolo della democrazia, quella delle opportuntà può venire a mancare: “Se c’è un ragazzino che non ha soldi per giocare, a meno che non sia un fuoriclasse, non trova facilmente squadra”.
Anche Jeff Carlisle, analista capo di ESPN FC (la redazione calcistica del network), già martedì sera ha tuonato contro la struttura del reclutamento affermando che “la stagione del college dura tre mesi, e Pulisic se n’è dovuto andare all’estero per giocare ad alti livelli. Per i talenti nazionali come lui è un dramma perdere altri quattro anni senza partecipare ai Mondiali”. La necessità di giocare nei campionati europei, fu la soluzione con cui Jurgen Klinsmann, Ct sino allo scorso novembre, cercò di elevare la qualità di gioco: “Klismann combatteva il sistema dall’interno – conclude Barone – convocò un giocatore di college e non ammirava la MLS. È stato un errore clamoroso licenziarlo. Adesso dovrebbe andar via Gulati con la schiera di direttori che ha nominato”.
L’ex nazionale Marcelo Balboa ha commentato dopo la partita ad Univision Deportes: “Stasera era in palio un posto ai Mondiali, e ho visto giocatori che trotterellavano sul campo, che non davano il cento per cento. È una cosa che mi fa male”. Gli ha fatto eco l’ex compagno Coby Jones, anche lui commentatore di beIN Sports: “Sono furioso se si guardano gli ultimi 10-15 minuti, non ho visto né l’impegno né un cambio di ritmo, né l’energia che ci devi mettere per fare in modo che accada qualcosa”.
Infine, il presidente Gulati, a capo della federazione dal 2006: “Ovviamente analizzeremo tutto, tutti i nostri programmi, sia della Nazionale che del settore sviluppo, ma credo che ci siano alcune parti da valutare positivamente. Non fai rivoluzioni sulla base di una palla che poteva essere 2 inch più in qui o in là” ha affermato, riferendosi al palo colpito da Dempsey nel finale della partita di Couvo martedì sera.
di Paolo Tartamella per America Oggi
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