Uragano Irma: Miami accoglie i più deboli nei centri sportivi

Un vecchio detto afferma che ci sono due cose sulle quali l’uomo non ha potere: una sono le donne, l’altra è Madre Natura.

Da giorni ormai la cronaca quotidiana Internazionale non parla d’altro: l’uragano Irma è devastante. Venti sino a 300 chilometri orari. Vittime e distruzione, soprannominato addirittura “l’uragano nucleare”. Ma noi che lo viviamo da qui, da Miami, rintanati per quanto possibile nell’entroterra in attesa di quello che sembra essere lo “scherzetto” di Madre Natura più forte degli ultimi 25 anni, vogliamo raccontare una storia diversa. A distruzione e pessimismi cosmici ci pensino gli altri!

Miami è sotto torchio, l’atmosfera che si respira è simile al film “The Road” di Jhon Hillcoat. Uno scenario post-apocalittico baciato ancora da qualche timido seppur sempre caldissimo raggio di sole. Un silenzio inquietante, quello di una città che si svuota certo, ma anche quel silenzio che precede un ormai già proclamato disastro. Ma forse è in situazioni come questa che l’essere umano riscopre il significato più profondo di “alleanza”.

Siamo stati a vedere due dei centri di raccolta ed accoglienza di Miami, quelli organizzati dalle associazioni sportive universitarie sostentate dalla squadra di football dei Miami Dolphins.

Una volta entrati lo scenario non è più quel (seppur giustificato), terrorismo psicologico che sta immobilizzando un intero stato. Tutto è organizzato nel migliore dei modi: viveri, medicinali e coperte da una parte. Il resto dello spazio è dedicato a campi da gioco di basket, calcio e football. Ci sono volontari che si prendono cura dei ragazzini disorientati da una realtà molto più dura di quel che si possa immaginare. Ci sono ragazze madri, donne incinte e anziani che si dilettano invece in quel qualcosa che a me ha ricordato le bocce ma che onestamente bocce non erano!

Parlando con uno degli organizzatori del campo, scopro che l’iniziativa è nata proprio per dare aiuto a tutti coloro che non sanno dove andare o come spostarsi. A tutta quella parte della popolazione ai margini, di cui troppo
spesso tendiamo a dimenticarci. Di tutti coloro che non hanno avuto né i mezzi né le possibilità per “assaltare” i supermercati e rifornirsi di tutti quei viveri di prima necessità. Di tutte quelle persone che un tetto sopra la
testa non ce l’hanno, di tutti quei ragazzini di Downtown senza un punto di riferimento.

All’improvviso mi accorgo di come a volte, l’emergenza vera e propria sia forse uno dei modi migliori per avvicinarci come esseri umani. Forse quando abbiamo un obiettivo comune ci dimentichiamo di farci la guerra, forse.

Le associazioni sportive della città di Miami si sono unite per assicurare un riparo a chiunque ne abbia bisogno. C’è chi aspetta Irma giocando a pallavolo, chi lo fa tentando un terzo tempo a basket. Chi sfoga il nervosismo con qualche mischia tipica del football e chi rispolvera il calcio a 5.

E anche adesso, c’è chi canta, tifa e sostiene la propria squadra. Chissà che finalmente, almeno per queste 48 ore d’emergenza, riusciremo a sentirci tutti parte di un unico, imbattibile team.

da Miami, Eleonora Gavaz


 

Facebook Comments