Kakà, espulsione ridicola col VAR: così serve davvero?
Per limitare un circo ne hanno aperto un altro. La Major League Soccer è uno dei campionati che ha iniziato ad adottare-sperimentare l’utilizzo del Video Assistant Referee (VAR) in aiuto ai giudici di gara con l’intento di aiutarli nel limitare gli errori. Come noto, ma giusto ripassarlo, gli ambiti in cui l’assistente video può richiamare l’attenzione dell’arbitro sono quattro e non prevedono tutti gli interventi dubbi, ma quelli più decisivi. Ne abbiamo avuto dimostrazione al Mondiale Under 20, alla Conferedations Cup e in qualche amichevole estiva, con una sola certezza: le polemiche non si fermeranno mai.
Uno degli episodi più clamorosi è accaduto al termine di New York Red Bulls-Orlando City, match vinto dai padroni di casa 3-1. In un finale movimentato Ricardo Kakà e Aurelien Collin, ex compagni di squadra proprio in Florida fino alla passata stagione, sono “venuti alle mani”. Tra virgolette grosse così e d’obbligo perché i due sono molto amici e le mani sul volto di Kakà al venezuelano non erano assolutamente interpretabili come “aggressione” o “gioco violento”. Tanto che i due protagonisti prima, durante e dopo se la ridono allegramente, con tanto di tweet scagionante dello stesso difensore dopo le inutili rimostranze in campo. Eppure l’arbitro Jorge Gonzalez ha voluto vederci chiaro con l’ausilio e il richiamo del VAR e, a sorpresa, ha estratto il cartellino rosso per l’ex milanista tra l’incredulità generale. Insomma, dopo cinque minuti di replay e controreplay il direttore di gara è riuscito a prendere la decisione più sbagliata possibile. Forse è stato l’unico a interpretare violenta la scena in tutto lo stadio, per non parlare dei tifosi davanti alla tv, ma purtroppo per tutti e per la credibilità dello stesso VAR, il suo parere era l’unico a contare. Espulso.
We see that he is joking we are brothers !!!!
— Aurelien COLLIN (@ampC2) 13 agosto 2017
La riflessione però è d’obbligo su questa nuova opportunità per la squadra arbitrale. Una Ferrari che per essere guidata necessita di “piloti” esperti e tracciati sicuri, poco interpretabili, affidabili e quasi univoci. Chiariamo: in questo caso polemiche in quanto tali non ce sono state. Tutti, ma proprio tutti, hanno capito e sottolineato la frittata combinata dall’arbitro. Ma cosa sarebbe successo se fosse stato assegnato un calcio di rigore per una cosa così. Cosa accadrà se Orlando non potrà contare sulla sua stella per una stupidata del genere? Ripetiamo: qui il VAR c’entra poco, l’errore è stato tutto umano. Una componente ancora troppo importante pur con l’inserimento dell’aiuto tecnologico. Il tutto perde un po’ il senso.
Questa riflessione esula un po’ dagli schemi giornalistici per sfociare in una opinione a cui mi piacerebbe partecipaste tramite i social, partendo dalla mia posizione. Il VAR è un aiuto prezioso che nel corso degli anni si è reso sempre più necessario anche contando gli interessi in gioco. Ma prima di renderlo effettivo servono moltissimi accorgimenti per non snaturare un secolo abbondante di gioco che nei decenni si è conquistato il trono di sport più seguito al mondo. Sport in cui il fattore umano, inteso anche come errore arbitrale, è quasi fisiologico per via di un regolamento interpretabile. E finché sarà così, il VAR per me non andrebbe applicato nelle dinamiche di gioco come i contatti, rigori, eccetera. Per farlo serve un regolamento da “bianco o nero” che nel calcio non c’è e probabilmente non ci sarà mai. Facciamo un esempio, il rigore di De Sciglio nell’ultimo Juventus-Milan di campionato. Dopo mesi di discussioni per metà di noi era rigore, per l’altra metà no. Il VAR cosa avrebbe risolto? Nulla, perché il regolamento parla chiaro fino a un certo punto tirando in ballo la “volontarietà del gesto”. Avrebbe deciso l’arbitro scatenando la stessa identica polemica. E questo esempio si potrebbe facilmente traslare sui classici episodi da contatto in area: alla moviola la sera in tv ci sarebbero sempre 20 rigori a partita, oppure 10 in meno con la famosa frase “eh ma l’ha cercato” oppure “trascina la gamba” se non “ha cercato il contatto”. E quindi? Fermiamo il gioco a ogni contatto per poi far decidere l’arbitro in base alla sua sensazione esattamente come a gara in corso? Si spezza così il ritmo di una partita per cambiare poco o niente.
Ecco perché personalmente eliminerei quella possibilità di review da contatto, lasciandola agli episodi che – come negli altri sport che sicuramente avrete citato come tennis, football, basket, baseball, volley etc… – sono chiaramente regolari o irregolari. Il fuorigioco, se un’azione termina con la palla in rete e l’attaccante era davanti a tutti lo si può appurare e quindi decidere di conseguenza; il gol/non gol, forse la migliore implementazione di sempre a livello tecnologico; il rigore dentro o fuori dall’area, ma una volta fischiato il fallo per stabilire con certezza se il contatto fosse dentro o fuori dalla linea. E così dicendo. NON decidere se è fallo o meno al video, ma stabilire semmai il dove senza tornare indietro una volta fischiato.
Ben venga il futuro, sia chiaro. Ma con un certo criterio e senza dover fare le cose tanto per farle. In MLS gli arbitri sono scarsi e lasciando a loro la discrezionalità anche con il VAR il risultato cambia di poco.
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