Atlanta e la tradizione del Golden Spike

È facile, seguendo l’immaginario collettivo, associare un martello e un chiodo alla costruzione della grande ferrovia transcontinentale che nel 1869 ha collegato l’America da costa a costa. Spesso però hammer and spike venivano fissati nel terreno per marcare l’inizio della costruzione di una nuova città. In Georgia, trent’anni prima della Transcontinental Railroad, fu piantato un chiodo importante: siamo nel 1837 e il cemento sta per essere modellato sulle fattezze dell’odierna Atlanta.

A distanza di quasi due secoli in città si respira un’aria particolare, nuova e colorata di rosso e nero. Davanti a un Bobby Dodd Stadium gremito alla capienza massima, Atlanta United ha giocato la sua prima partita della storia in Major League Soccer. Per rimarcare una giornata che in pochi dimenticheranno, un chiodo d’oro lungo otto piedi ha dato il benvenuto ai giocatori appena scesi dal bus societario. I tifosi, armati di pennarelli indelebili, hanno chiesto ad ogni membro del team di apporre una firma sul Golden Spike.

Trasportato poi all’interno dell’impianto, il chiodo è stato innalzato e incuneato davanti alla curva degli ultras dello United. A suggellare il rito è stato l’attore e cantante originario di Atlanta Yung Joc accompagnato dal ruggito “A-T-L, A-T-L” del Bobby Dodd. Al termine del match, perso 2-1 contro i New York Red Bulls, un altro chiodo, di dimensioni ben più contenute, viene consegnato a Yamil Asad (votato Man of the Match dai tifosi sui social) e piantato dallo stesso sulla copia di un binario ferroviario. Alla seconda gara casalinga (vittoria 4-0 sui Chicago Fire) il rito del Golden Spike è stato riproposto. In questo caso i due protagonisti sono stati Rich Homie Quan prima e Josef Martinez poi.

Insomma, una tradizione vecchia e nuova allo stesso tempo che è culmine di un rapporto potente e duraturo che si sta instaurando fra la città, la sua gente e l’Atlanta United.


 

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