Un gioco estivo, da riprovare con gli amici all’oratorio feriale o sulla sabbia delle spiagge. Niente di più. E pensare che noi abbiamo provato ad importarli, tra un Trofeo Birra Moretti e un Trofeo Tim. Macché! Proprio non li abbiamo mandati giù. Faccio mie le parole del ragionier Ugo e lo urlo ai quattro venti: “Gli shootouts sono una cagata pazzesca”.
25 metri con la palla al piede, il portiere che esce verso di te e 5 secondi per concludere a rete. Interessante, sì… ma vuoi mettere con il moderno duello da far west? Gli occhi di chi calcia a 11 passi da chi deve proteggere la porta, un solo colpo a disposizione. Nessun ferito, solo gioia o dolore, vita o morte.
Poi noi italiani, con gli shootouts proprio non andiamo d’accordo. Lasciamo perdere il remake in terra nostrana che ha riscosso poco successo qualche estate fa, c’è un altro indizio che ce lo fa capire: Roberto Donadoni. Una delle ali più grandi del calcio italiano, primo acquisto di Silvio Berlusconi per il suo Milan, inciampò su uno shootout.
22 marzo 1997, San Jose vs Metrostars. Col numero 7 sempre sulle spalle di una maglia bianconera, Donadoni ha appena visto il portiere Salzwedel atterrare un suo compagno negli shootouts. Rigore! (sì, perché se ti fanno fallo poi ti fischiano il rigore, quello vero. Valli a capire…). Parte, leggermente da sinistra, non perfettamente al centro: palla sul suo destro, suola, sposta la palla sempre col destro alla sua sinistra, il portiere intuisce e… simulazione. Proteste, mani nei riccioluti capelli, ma niente rigore. Si vedeva che Roberto da Cisano non era a proprio agio.
Ora Marco Van Basten, una leggenda e un ex compagno di Donadoni in quel Milan invincibile, ha proposto l’inserimento degli shootouts al Mondiale di Russia 2026 per abolire i pareggi nei gironi. Una proposta che sta facendo discutere. Ma se anche in MLS nel ’99 questo format venne abolito… ci sarà una ragione…
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