Mercato MLS, colpo Atlanta United: preso Miguel Almiron, il Di Maria paraguayano

29 maggio 2016, Estadio Monumental, Buenos Aires. La sua ultima partita con la maglia del San Lorenzo de Almagro, tatuata sul suo corpo da quando aveva 10 anni. Poco più di 10 minuti di gioco, quasi una passerella, dovuta, a chi ha il Ciclon nel cuore. Hector Villalba si aspettava un finale diverso, una finale diversa, magari da campione d’Argentina; ma così non fu, costretto a salutare il suo popolo da perdente. La MLS lo aspettava (e lo aspetta ancora), mentre a Tijuana erano pronti ad accoglierlo per qualche mese. 4 cicatrici color granata, ancora vive sulla pelle Azulgrana; a procurarle il Lanus del vecchio Sand, del milanista Gustavo Gomez. E di Almiron.

cyx4cyruaaefa4eNo, non Sergio, quello che si sciolse in una conferenza stampa juventina sotto il sole di una calda estate, ma Miguel. Più corsa, più classe, più forza, più talento, più tutto. 22 anni, esterno di sinistra in grado di fare anche la mezzala: un fideo Di Maria in versione paraguaiana. Partito da lontano, ha dovuto faticare: bocciato dal Club Nacional, squadra della sua città Asunçion, ripiegò sul Cerro PortenoEl Ciclón de Barrio Obrero, alter ego paraguagio del San Lorenzo. Qui l’esplosione: due campionati vinti, a soli 21 anni, e il trasferimento in Argentina, proprio al Lanus. Qui, ancora una volta, fa valere il suo essere vincente. Ora, salvo sorprese, una nuova sfida: la MLS. Anzi, La Sfida, in un campionato in piena espansione, in una squadra che deve ancora vedere la luce: Atlanta United.

13 milioni di dollari, scippato alla concorrenza di Arsenal e, soprattutto, Inter. Zanetti dichiarò: Mi piace Almiron, l’ho visto in varie partite. Nel calcio europeo potrebbe far bene mentre il club nerazzurro studiava come portarlo in Italia, magari appoggiandosi ad un club amico come Chievo e Pescara in attesa del suo passaporto da comunitario. Niente da fare, Almiron vola in America da Gerardo Martino, un’istituzione in Sudamerica. El Tata, che in Paraguay ha allenato: oltre a sedersi sulla panchina della nazionale Albirroja, conducendola ai quarti del Mondiale 2010, e su quella del Club Libertad, ha guidato proprio il Cerro Porteno, nel 2004, quando Miguel vagava con un pallone per le strade di Asunçion, in attesa che il destino facesse il suo corso. Il Tata lo aspetta, ma non è l’unico. C’è anche Villalba, come quel 29 maggio: compagni, non avversari. Il nuovo Lavezzi e il nuovo di Maria nel calcio offensivo di Gerardo Martino: Atlanta ha il cuore latino.


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