Captain America? No, El Gran Capitan: Rafa Marquez, il primo vendicatore
USA-Messico 1-2 sulla strada di Russia 2018, e tanti saluti al filotto di “Dos a cero” tanto paventato alla vigilia. Chissà come l’avrà presa Donald! I suoi uomini hanno perso contro quella banda di “criminali, trafficanti e stupratori” che il presidente eletto tanto odia. Trump è sicuramente il primo presidente a stelle e strisce ad amare il calcio, tanto da averlo praticato mostrando anche buone qualità, e per questo motivo la sconfitta di Bradley e compagni avrà colpito in maniera particolare il 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America.
“Farò un muro con il Messico”: questa frase rieccheggia ancora, ancora e ancora nelle orecchie di tutti. Qualcuno gli ha già risposto, a parole: “Il muro lo butto giù”. Si tratta di Joaquin Guzman, universalmente riconosciuto come El Chapo, il narcotrafficante messicano, ora in carcere, che ha commentato così sul proprio profilo Twitter. Personaggio, El Chapo: capo del cartello di Sinaloa, evaso due volte dal carcere, arrestato mentre era in contatto con Sean Penn (che si è improvvisato calciatore con Evo Morales, presidente della Bolivia) per girare un film sulla sua vita.
C’è poi chi lo ha fatto dentro un rettangolo verde, delimitato non da un muro ma da strisce bianche. Il calcio, oltre a essere uno sport bellissimo, è anche abile scrittore, perché quando ci si mette regala storie fantastiche, prendendo la cronaca e iniettandoci dentro un po’ di sana e pura emozione. Dopo le elezioni, ecco USA-Messico. Dove? A Columbus, in Ohio. Città chiamata così in onore di chi ha recitato un ruolo vagamente importante nella storia, tale Cristoforo Colombo, in uno stato in cui ha vinto Trump. Ma chi vince la partita? Il Messico, ovviamente. A quanti minuti dalla fine? Uno. E chi segna il gol decisivo? Chi sprizza tricolor da tutti i pori: Rafa Marquez. El Gran Capitan.
Nato a Zamora, cresce e si fa le ossa nell’Atlas, che in italiano diventa Atlante, personaggio della mitologia greca, pilastro del cielo, condannato da Zeus a tenere su di sé tutta la sfera celeste. Per anni, Marquez ha tenuto sulle sue spalle l’intero calcio messicano: simbolo, capitano, ha esportato in giro per il mondo il tricolor, da Montecarlo a Verona, da Barcellona a New York. Già, perché per due anni ha vestito la maglia dei Red Bulls, per poi fare ritorno a casa. Ha fatto male agli USA con la specialità della casa, il colpo di testa. Un colpo di testa capace di frantumare un muro. Un colpo di testa che porta la firma della nemesi calcistica di Captain America: El Gran Capitan, il primo vendicatore.
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