Bradley Wright-Phillips: l’oro di NY Red Bulls
Per Bradley non deve essere stato facile crescere con l’ombra di un padre di successo e di un fratello più talentuoso di lui. Parliamo di Bradley Wright-Phillips, attaccante dei New York Red Bulls, nonché figlio di Ian Wright, uno che i tifosi dell’Arsenal ricordano parecchio volentieri, e fratello di Shaun Wright-Phillips, promessa mai mantenuta dello stesso calcio inglese.
E’ il luglio 2013 Bradley Wright-Phillips è rimasto senza squadra, lui che a 18 anni sembrava poter diventare un crack del calcio inglese dopo essere esploso nell’Academy del Manchester City. Ma qualcosa era andato storto. La classica testa calda, il giocatore di talento che però non sapeva cosa volesse dire essere professionali. Per questo BWP ha fatto fatica ad emergere, ma qualcosa stava per cambiare. Il 24 Luglio 2013 Bradley attraversa l’oceano Atlantico e si trasferisce nella “terra delle opportunità”, gli USA diventando un nuovo giocatore dei New York Red Bulls, club della MLS. Un’opportunità, l’ennesima, per un talento mai sbocciato.
Arriva a stagione in corso, i Red Bulls hanno già una loro quadratura e BWP non trova molto spazio: solo 9 presenze condite da 2 reti. Nel 2014 la svolta definitiva. Questa volta Bradley non sbaglia, sfrutta al massimo l’opportunità e diventa punto fermo della franchigia newyorkese oltre che idolo indiscusso dei tifosi. La stagione 2014 è quella dell’esplosione. A 29 anni e con un talento espresso solo a tratti, BWP mette insieme 37 partite e 31 gol in stagione vincendo il Golden Boot grazie ai suoi 27 centri nella MLS 2014 e diventando anche il secondo calciatore ad aver segnato di più in una stagione di MLS (primo con 28 gol è Wondolowski). Viene anche inserito nella MLS Best XI di quell’anno e nell’All Star Team con il quale affronterà il Bayern Monaco realizzando il gol del provvisorio 1-1. Tutto ciò porta la dirigenza dei Red Bulls alla decisione di offrigli un contratto più ricco facendolo firmare come DP.
Una rottura definitiva col passato, basta bravate, a 29 anni Bradley ha capito che essere un professionista serio era più gratificante che divertirsi ogni notte con gli amici. Una rottura che viene segnata anche dal numero di maglia. Bradley aveva sempre avuto la 10, il numero dei fuoriclasse, dei geni, dei talentuosi. Lui il talento lo aveva ma forse quel numero pesava troppo sulle sue spalle. Ai Red Bulls ha preso la maglia 99 ed è proprio qui che è esploso. Bradley diverse volte ammetterà che il fatto di aver potuto giocare ed allenarsi al fianco di un campione come Thierry Henry è stato per lui fondamentale, perché proprio grazie a Titì che ha capito che al talento va sempre abbinata la professionalità.
A New York, Bradley, ha trovato la sua dimensione ma nonostante le sue ottime prestazioni e i suoi gol i NYRB non riescono a vincere la MLS. Nella scorsa edizione di MLS Bradley è stato raggiunto dal fratello Shaun arrivato dal QPR. I Red Bulls hanno conquistato la Supporters’ Shield della MLS 2015, ovvero il trofeo assegnato alla miglior capolista delle due conference, e Bradley contribuisce a questo successo con 18 reti.
Il presente vede Bradley sempre protagonista nei Red Bulls: fino a qui ha realizzato 14 reti in 28 gare contribuendo in buona parte ai successi della sua squadra entrando nella storia del club del New Jersey. Con la doppietta messa a segno nel match contro Montreal è diventato il miglior marcatore della storia dei Red Bulls con 65 reti superando Juan Pablo Angel fermo a 63.
Bradley ora ha 31 anni, un passato travagliato, un presente da vivere al meglio ed un futuro da scrivere. Ormai si è preso le sue rivincite e fa niente se il suo talento è sbocciato tardi, perché come dicono i tifosi dei Red Bulls:
“Bradley is not old, Bradley is gold”
Un futuro che non è detto possa essere a New York, infatti negli ultimi giorni ci sono vari rumors che vedrebbero Bradley Wright-Phillips potersi trasferire in Cina o in India dove prenderebbe un ingaggio faraonico. I tifosi delle “lattine” di New York si augurano che BWP possa restare ancora a lungo e magari essere il principale artefice della prima vittoria della MLS di un club storico come i New York Red Bulls. Con Pepito Rossi al suo fianco, perché no.
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