Detroit City FC, il calcio come rinascita sociale
Fonte: “Iogiocopulito.ilfattoquotidiano.it” di Gianluca Pirovano
Detroit è ancora oggi una città divisa a metà. Spaccata tra la voglia di ripartire, una frizzante vita culturale, il rock, un cuore che nonostante tutto continua a battere, e quella condanna che non si riesce a mandare via fatta di enormi sacche di povertà e disagio sociale, interi quartieri abbandonati e degradati.
Quando nel 2012 cinque detroiter decisero di dare vita al Detroit City Football Club la crisi non era ancora al suo culmine, che arriverà nel luglio dell’anno successivo con la dichiarazione di fallimento da parte del governatore Snyder, ma già affliggeva gran parte del tessuto sociale.
L’obiettivo non era quindi quello di fondare una semplice squadra di calcio ma di creare un simbolo capace di dare lustro alla città e soprattutto di rafforzare attraverso lo sport il sentimento di una comunità sempre più sfilacciata.
“Passion for our city, passion for the game”. Passione per la nostra città, passione per il gioco, è il motto che accompagna da sempre la squadra e che serve da manifesto per un progetto che utilizza il calcio come cassa di risonanza per obiettivi più nobili del semplice esito sportivo. Ogni stagione il Detroit City dedica una giornata di campionato alla raccolta fondi per associazioni di beneficenza che operano nell’area urbana di Detroit. Sempre il Detroit City è stata la prima squadra nel panorama sportivo americano a schierarsi apertamente a favore delle battaglie della comunità LGBT.
La Northern Guard, il gruppo ultras al seguito del Detroit City, è la fondatrice del progetto Hooligans for Heroes che dal 2012, in collaborazione con il Wounded Warrior Project, si occupa di aiutare sotto l’aspetto economico, sociale, psicologico, i militari di ritorno dalle missioni.
Quello del Detroit City è quindi un progetto che può essere definito di filantropia sportiva ed ha toccato il 20 Maggio scorso uno dei punti più alti della propria storia. In quella data, i Rouge hanno infatti giocato di fronte a 7.410 spettatori la loro prima partita al Keyworth Stadium. Fin qui nulla di strano, non fosse che lo storico impianto di Hamtramck, sobborgo multietnico di Detroit, è stato completamente rinnovato grazie ad una raccolta fondi che ha superato ogni più rosea aspettativa battendo ogni record precedente.
Il crowdfounding organizzato dalla società ha infatti raggiunto l’inaspettata cifra di 741.250 dollari, permettendo di ridare vita ad uno stadio, inaugurato nel 1936 da Roosevelt e che versava in uno stato di sempre più preoccupante degrado.
Per i prossimi dieci anni lo stadio sarà lasciato in concessione al Detroit City che ha spiegato anche la scelta del Keyworth come nuova casa, per bocca di Todd Kropp, uno dei fondatori: “Avevamo bisogno di uno stadio più grande e abbiamo scelto il Keyworth perché è in un quartiere storico e affamato di calcio. Le differenze etniche di Hamtramck sono poi quel qualcosa in più che ci sta bene addosso”.
Il successo, per certi versi inaspettato, del progetto Detroit City ha attirato l’attenzione della MLS che vorrebbe aprire le porte del professionismo alla Motown. La Federazione americana ha infatti annunciato di voler allargare il massimo campionato di calcio americano entro il 2020 dalle attuali 20 a 28 franchigie. Per questo motivo sembra si siano già attivati Dan Gilbert e Tom Gores, entrambi miliardari del mondo dello sport, proprietari fra le altre cose della franchigia NBA dei Detroit Pistons, per studiare la fattibilità della creazione di una squadra a Detroit.
La prospettiva del professionismo non sembra però convincere i tifosi del Detroit City. Già in altre città, come Cincinnati ed Atlanta, l’arrivo di una nuova franchigia e l’avvento del professionismo hanno ucciso progetti minori preesistenti. In questo senso è lapidario il commento di Drew Gentry, tra i fondatori della già citata Northern Guard: “Mi fido dei proprietari del club. Ovunque la mia squadra andrà, lì andrò io. Non ho bisogno di un’altra squadra. Io una squadra ce l’ho già”.
Più cauta invece la società. David Dwaihy, tra i fondatori e proprietari del club, ha infatti sottolineato come: “Comprendo i timori dei tifosi ma sono certo che nei prossimi anni si troveranno soluzioni che faranno felici tutti. Ho sempre sostenuto l’idea di una squadra di calcio professionistica a Detroit e spero che la nostra crescita ci porti a diventare quella squadra. Quattro anni sono molto lunghi”. “Qualsiasi cosa accada sono convinto non ci fermerà. Abbiamo dei tifosi che non mollano mai e qualsiasi siano gli sviluppi di questa storia, loro continueranno a tifarci” ha poi aggiunto.
Non resta quindi che attendere e vedere se il denaro riuscirà a comprarsi l’ennesima bella storia da raccontare.
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