MLS, com’è cambiata in venti anni
Di che forma è il pallone al di là dell’Atlantico? Molti “puristi” e appassionati di calcio non avrebbero dubbi: decisamente non tondo. Secondo molti, negli Stati Uniti il calcio è stato reso celebre dall’avvento di grandi campioni ormai sul viale del tramonto, invitati nella terra dello Zio Sam per svernare e finire la carriera ricoperti d’oro, ma non d’onori. In principio furono Pelé, Chinaglia, Bettega, Beckenbauer, Cruijff, Best. Poi toccò a Donadoni, Valderrama e Jorge Campos. Ma niente, l’America non perse la testa per il calcio.
Vent’anni di MLS: ecco com’è cambiata
Infine arrivarono i vari Beckham, Robbie Keane, Kakà, Drogba, Gerrard, Lampard, Pirlo e Giovinco. E con loro, i segnali di un “successo” oggi consacrato dai numeri. Ma qualcosa, nel mezzo, era cambiato. Sulle ceneri della North American Soccer League (1968 – 1985), e di altre leghe mandate in soffitta dall’indifferenza degli americani, e sulla scia dell’entusiasmo suscitato dai Mondiale di Usa ‘94, nel 1996 nasceva la Major League Soccer. Un campionato “vero”, che in vent’anni di storia è diventato più che maggiorenne. Nel 2014 la media di spettatori a partita ha superato le 44mila unità, i giocatori non sono più soltanto ex leoni, ci sono nuovi talenti e nuove promesse e i settori giovanili sono in crescita. Il giro d’affari sfiora i 500 miliardi di dollari. Ci sono i derby, gli sfottò e tifoserie letteralmente spettacolari. Le squadre professionistiche sono venti, con due nuovi ingressi previsti nel 2017. L’obiettivo dichiarato è raggiungere i 24 club entro il 2020, e diventare così la lega di prima divisione più numerosa in tutta la Fifa.
Niente male per un campionato “minore”. Ma come è cambiata la MLS in questi vent’anni? Quali sono le novità rispetto a quel 6 aprile 1996 in cui 31mila spettatori accorsero allo Spartan Stadium di San Jose, California, per assistere al match inaugurale tra i Clash e i D.C. United? Ecco cosa troverete nel campionato più “giovane” del mondo. Welcome to the MLS!
- IL PALLONE DA GARA
La circonferenza del primo pallone Mitre utilizzato nel 1996 era di circa 70 centimetri (27-28 pollici), per un peso di circa 400 grammi (14-16 once). I colori scelti furono il blu e il verde, gli stessi del logo ufficiale della lega.
Domenica 6 marzo di quest’anno New York Red Bulls e Toronto FC hanno dato i primi calci a quello che è il nuovo pallone ufficiale della Mls: NATIVO. La lega lo descrive come il risultato di “una simmetria di sei pannelli identici a fianco di una superficie strutturata”. Un autentico gioiellino decorato con le bandiere delle due nazioni di origine dei club: Stati Uniti e Canada.
- IL NUMERO DELLE SQUADRE
Nel 1996 la MLS contava soltanto 10 squadre, tutte statunitensi.
Oggi le squadre partecipanti sono venti, di cui tre canadesi. Entro il 2020 si iscriveranno al campionato altre quattro (Atlanta United, Los Angeles FC, Minnesota United e la squadra di Beckham a Miami).
- I CAMPI DA GIOCO
Nel corso di vent’anni i campi da gioco nordamericani hanno subito profonde trasformazioni. Nel 1996 l’espansione richiesta era di 45,72 metri (50 iarde) di larghezza e 91,44 metri (100 iarde) di lunghezza.
Nel 2016 per essere definito regolamentare, un campo da gioco deve largo 64 metri (70 iarde) e lungo 100,58 metri (110 iarde).
- LA REGULAR SEASON
Nella prima stagione del 1996 si disputarono 32 partite. Nel corso del campionato le dieci squadre iscritte si affrontarono tra loro anche tre o quattro volte.
La stagione 2016 della MLS conta 34 partite, durante le quali una squadra si scontra due o tre volte con le altre appartenenti alla sua Conference e una volta con avversari provenienti dall’altra Conference.
- IL TEMPO DI GIOCO
Durante la prima stagione il cronometro degli arbitri partiva da 45 minuti e proseguiva a ritroso e veniva stoppato quando il gioco era fermo. Allo scoccare dello 0.00 terminava il tempo, senza alcun recupero.
Dal 1999 il conteggio del tempo di gioco si è conformato al resto del mondo. L’orologio conta da 0 a 45’ nel primo tempo e 45 a 90’ nel secondo tempo, senza pause. Il recupero viene aggiunto alla fine di ogni tempo per compensare le interruzioni in gioco, a discrezione dell’arbitro.
- GLI SHOOTOUT O “RIGORI ALL’AMERICANA”
Fin da subito, gli Stati Uniti del pallone hanno dimostrato ben poco entusiasmo per gli 0 a 0. Per questo le gare non potevano terminare in pareggio. In tal caso, al termine dei novanta minuti regolamentari le squadre andavano agli shootout, divenuti famosi da noi come “rigori all’americana”. Consistevano in un uno contro uno calciatore-portiere da percorrere in 32 metri e concludere in 5 secondi.
La regola del “nessun pareggio” venne abrogata al termine della stagione 1999. Oggi nella MLS, come in tutti gli altri campionati del mondo, viene assegnato un punto in classifica a entrambe le squadre.
- GLI STADI
Nel 1996 nessuna squadra della Major League Soccer giocava le partite in uno stadio costruito appositamente per il calcio. Gli incontri venivano infatti disputati in stadi presi in “prestito” dalla lega nazionale di football oppure in campi utilizzati dai college.
Nel nuovo Millennio si è poi passati da un singolo stadio per il calcio a quindici squadre con impianti di proprietà. E l’intenzione è quella di costruirne altri in futuro, tanto da divenire requisito fondamentale per l’annessione alla lega. Per questo motivo l’approdo di Miami in MLS è stato ritardato di un paio di stagioni.
- LE MAGLIE
Chi non ricorda le divise a dir poco sgargianti delle squadre, non solo americane, degli Anni Novanta? Più che maglie erano “maglioni” con enormi scritte che campeggiavano sul petto e recavano fiere il nome della società o dello sponsor.
Oggi l’abbigliamento delle squadre in campo ha “attenuato” un po’ i toni. In America come nel resto del mondo.
- LA “POSA” DEL PORTIERE DURANTE LE FOTO
Nella stagione inaugurale del 1996, i portieri avevano l’abitudine di incrociare le braccia durante la fotografia di rito a metà campo prima della gara. Una “moda” decisamente Anni Novanta, poi accantonata.
Oggi infatti le “pose” dei portieri non si differenziano da quelle degli altri compagni di squadra. Salvo eccezioni, s’intende.
- LE ROSE
Nel 1996 la rosa di una squadra non poteva annoverare più di 18 giocatori.
Attualmente ogni club di MLS è composto da 28 calciatori di cui massimo otto stranieri.
- IL TETTO DEI SALARI
Fin dalla sua prima stagione la MLS stabilì un tetto massimo alle spese che un club poteva sostenere per gli ingaggi dei giocatori, il cosiddetto salary cap, con l’obiettivo di evitare il fallimento finanziario che aveva travolto la NASL. Questo tetto era stato stabilito in 192.500 dollari.
Nel 2007 venne introdotta la Designated player rule, ovvero una deroga al sistema del salary cap che permetteva a ogni squadra di ingaggiare fino a tre giocatori in grado di guadagnare più del tetto salariale. Il primo risultato fu l’ingaggio di David Beckham (da lì “legge Beckham”) da parte dei Los Angeles Galaxy (6,5 milioni di dollari a stagione).
Oggi il tetto salariale in MLS si riferisce sia allo stipendio del singolo giocatore, sia a quello complessivo della rosa: ogni club può pagare al massimo uno stipendio annuo di 457.500 di dollari a un suo tesserato, ma al tempo stesso non può elargire più di 3,66 milioni di dollari all’anno per tutta la squadra. I Designated Players, invece, non hanno limiti salariali di alcun tipo.
- IL PUBBLICO ALLO STADIO
La media di spettatori per un match della MLS nel 1996 era di 17.406.
Durante la stagione 2015 questo numero ha raggiunto quota 21.574, con picchi di oltre 50mila nelle partite più importanti.
- LA COPPA
I campioni della stagione 1996, i D.C. United, vennero premiati con la coppa Alan I. Rothenberg, chiamata come l’ex presidente della lega. Il capitano John Harkes sollevò un trofeo simile alla Coppa delle Coppe europea, con al centro un pallone da calcio in oro targato MLS.
Oggi i campioni nordamericani vengono premiati con il trofeo Philip F. Anschutz, dal nome del co-fondatore del campionato.
Insomma, benché sia un movimento con un ampio margine di crescita, i tempi della strana MLS sono lontani. Oggi i numeri intorno al soccer stanno aumentando vertiginosamente, dalla pubblicità ai tifosi anche fuori dai confini nazionali, superando nelle speciali classifiche anche sport ben più radicati nella tradizione a stelle e strisce.
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