USMNT: tutti gli uomini per il dopo Arena

Bruce Arena passerà alla storia come il commissario tecnico che ha portato la nazionale a stelle e strisce al maggior risultato in un campionato mondiale dopo il 1930, i quarti di finale in Giappone/Corea del Sud 2002, ma anche come il ct che ha mancato la qualificazione ai Mondiali dopo sette edizioni. Il coach di Brooklyn può consolarsi perché è in buona compagnia. Marcello Lippi, eroe italiano nel 2006, fu il generale che condusse la nazionale alla disfatta nel primo turno di Sudafrica 2010 e Felipe Scolari, pentacampeao col Brasile proprio nel 2002, era sulla panchina verdeoro nel 2014 quando si compì il dramma Mineirazo.

Le colpe, di certo, non sono solamente imputabili ad Arena che anzi, da vecchio condottiero, ha risposto alla chiamata della USSF in cerca di stabilità e di un cammino sicuro dopo la fine traumatica dell’era Klinsmann. Una tranquillità naufragata nel caraibico Ato Boldon Stadium. Quale futuro ora per The Yanks e soprattutto quali analisi verranno messe a frutto con una nazionale fuori dal Campionato del Mondo proprio nel miglior periodo espresso dalla Major League come qualità di gioco, espansione di seguito e di introiti e vivacità del vivaio? Quale staff prenderà il posto di quello di Arena che ha un contratto valevole fino alla fine del mondiale che non sarà giocato, ma che quasi sicuramente lascerà la panchina per far iniziare un nuovo corso al suo successore?

La prima ipotesi sarebbe quella di promuovere Tab Ramos, coach della Nazionale Under 20 ed ex assistente di Jurgen Klinsmann. L’ex centrocampista originario di Montevideo è reduce dalla vittoria nel campionato nordamericano di categoria e di certo non ha mal figurato ai mondiali coreani della scorsa primavera, dove gli Stati Uniti hanno superato da primi il girone davanti a Senegal, Arabia Saudita ed Ecuador; hanno rifilato un secco sei a zero alla Nuova Zelanda negli ottavi prima di arrendersi ai quarti di Finale dopo i tempi supplementari al Venezuela poi finalista. Per Ramos tutto dipenderà dalla permeabilità dei vertici USSF a quanto accaduto nei Caraibi. È uno degli eroi del new deal del soccer e potrebbe vantare estimatori sia tra la vecchia guardia che tra coloro che potrebbero succedere a Sunil Gulati.

Una mossa intelligente sarebbe quella di attingere dai coach della Major League senza però inimicarsi le franchigie. Il nome più affidabile per qualità di gioco, risultati ottenuti e conoscenza del soccer locale, sarebbe quello di Peter Vermes. Classe ’66, dal 2009 allena lo Sporting Kansas City con i quali ha vinto una Mls Cup, tre U.S. Open Cup e due Eastern Conference. Il veterano degli attuali allenatori della Mls predilige il 4-3-3, è attualmente secondo in Western Conference e ha un bottino di 38 reti segnate e 25 subite in 31 partite. In suo favore una certa abilità manageriale, a sfavore il contratto che lo lega agli SKC fino al 2019.

Altro profilo interessante che ha dalla sua la gioventù è quello di Caleb Porter. Appena 43 anni il prossimo febbraio, il coach dei Portland Timbers ha dimostrato le sue doti vincendo la Mls Cup 2015. Il tecnico originario di Tacoma predilige un modulo offensivo a tre punte più un trequartista, inoltre proviene dal mondo delle università che rappresentano sempre il bacino fondamentale per la crescita dei calciatori a stelle e strisce e ha guidato la Nazionale Under 23 fallendo però la Qualificazione alle Olimpiadi 2012.

Profili interni, made in Usa, che attualmente sembrerebbero i più plausibili per un mero dato statistico: da dopo Bora Milutinovic i ct sono sempre stati statunitensi e Jurgen Klinsmann non può essere considerato una eccezione. L’ex attaccante di Inter e Bayern infatti prima di assumere l’incarico risiedeva da tempo negli States, molto impegnato nell’evoluzione del soccer mediante collaborazioni con società e franchigie, un fatto che gli attirò molte critiche in patria durante gli anni trascorsi da selezionatore della Germania.

Un’ipotesi suggestiva potrebbe essere quella di Alberto Zaccheroni. Il tecnico romagnolo, maestro riconosciuto di calcio, ha espresso i suoi ultimi acuti sulla panchina della nazionale del Giappone portandola alla vittoria nella Coppa delle Nazioni Asiatiche. Dopo l’infelice parentesi di club in Cina potrebbe avere voglia di una nuova avventura e rappresentare il buon ammiraglio navigato per esprimere il nuovo corso tecnico della USSF. L’esperienza giocherebbe a suo favore ma non l’età, appena due anni in meno di Bruce Arena.

Rimanendo sempre in Estremo Oriente una possibilità, ancor più remota di quella che gli States non si qualificassero per la Russia, è quella di vedere sulla panchina della USMST il portoghese Andrè Villas Boas. Una bella provocazione probabilmente destinata a rimanere tale. Sicuramente il golden boy delle panchine europee si trova in una fase delicata del proprio percorso. Dopo gli allori con il Porto, poche o zero soddisfazioni lo hanno fatto volare nella Repubblica Popolare cinese. A 40 anni lo “Special Two” ha finalmente superato l’eta media dei suoi calciatori e il suo Shangai SIPG si trova al secondo posto della Chinese Superleague a poche giornate dal termine del campionato, ma Villas Boas vedrà il rush finale soltanto dalla tribuna. Il tecnico ha rimediato otto giornate di squalifica che si protrarranno quindi nella prossima stagione per aver insultato l’arbitro durante il match vinto contro il Beijing Guoan. La lunga attesa potrebbe far venire a Villas Boas nuovi pensieri e con essi allettanti sfide. Per il più giovane allenatore a vincere una competizione europea il ritorno in territorio Concacaf significherebbe sistemare i conti con la propria adolescenza.

Il giovane Andrè, poco più che ventenne, cominciò la sua carriera come primo allenatore sulla panchina della nazionale delle Isole Vergini Britanniche. Un’esperienza di pochi mesi finita a suon di goal incassati. Dai Caraibi ai Caraibi il passo è breve, anche se di mezzo ci sono 12 milioni di euro a stagione.

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