US Soccer, Dempsey e Pulisic come Batman e Robin: on the road to Russia 2018

Tirava i primi calci al pallone in quel di Dallas, per i Texans. Grazie al fratello maggiore Ryan, era stato notato dalla miglior squadra giovanile dello stato, quasi per caso, palleggiando in disparte mente il fratellone sosteneva un provino. Se gli occhi, però, erano fissi su quel pallone che faceva su e giù, il cuore batteva da un’altra parte, per un’altra persona. Pensava sempre a lei, alla sorella Jennifer che, 3 anni prima, nel novembre del ’95, fu portata via da un’aneurisma cerebrale, da un destino che gli tolse dalle mani, di campionessa, la racchetta da tennis.

Nel ’98, quando il piccolo Clint iniziava, seriamente, a pensare al calcio, a Hershey, ecco spuntare, come un semplice punto in una retta che attraversa la storia, il minuscolo Christian. Famiglia di calciofili, il piccolo gira per il mondo con il pallone al piede, finendo poi a ritrovarsi in Germania, a Dortmund, esplodendo proprio quando, l’ormai vecchio Clint, deve fare i conti con il battito anomalo del suo cuore.

Clint e Christian, Dempsey e Pulisic: uno con un grande dolore da portare, e sopportare, in un cuore fragile; l’altro che ha sempre avuto il pallone come miglior amico; un vecchio maestro che conosce l’America e l’Europa e un giovane allievo assetato di sapere. Nel paese dei supereroi, ecco i novelli Batman e Robin: esperto e finisher il primo (Clint), fresco e pieno di idee il secondo (Christian); il finalizzatore e chi crea; il goleador e l’assistman; il cavaliere, oscuro, e lo scudiero. Pronti a risollevare gli States per portarli in Russia: no, non è un film di spionaggio, solamente la strada per il Mondiale 2018, ardua, piena di ostacoli, che solamente due supereroi del calcio possono portare in fondo.

Poi, Clint, lascerà spazio a Christian, stella lucente del calcio americano, pronto a lasciare un’impronta indelebile anche in quella Europa che ha potuto godere solo a sprazzi del talento di Dempsey. Perché Pulisic sembra venire veramente da un altro pianeta, un qualcosa che non si è mai visto negli States, come quel dolce scavetto per il primo gol del compagno contro l’Honduras. E, facendo mie le parole del più grande villain della storia del cinema italiano, Lo Zingaro di “Lo chiamavano Jeeg Robot”, che darebbe del filo da torcere al duo, se dovessi vedere mai quel numero 10 del ’98, ammaliatore di un paese che ha visto, giusto per citarne uno, Michael Jordan, gli chiederei: “Io una solo una cosa vojo sape: ma tu, chi caaaazzzzo sei?”.


 

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