MLS, la crisi dei Seattle Sounders

Un gioco troppo “confusionario”, calciatori poco motivati, una sfortuna da non crederci, la crisi d’identità. Questi sono solo alcuni argomenti che tengono banco Oltreoceano per spiegare perché i Seattle Sounders non riescano più a vincere una partita (per non parlare di due consecutive). L’ultima vittoria in MLS è datata 2 giugno (2-0 contro i DC United), mentre la penultima quasi un mese prima, l’8 maggio (un altro 2-0, contro i San Jose Earthquakes). Il primo successo della stagione è arrivato soltanto il 3 aprile, contro i Montreal Impact. Un misero bottino per una squadra abituata a ben altri risultati.

Jordan-Morris-Quakes-590x333Durante le stagioni passate, l’undici di Seattle era senza dubbio tra i più prolifici e spettacolari della MLS. Ma i tempi di Fredy Montero e di Obafemi Martins sembrano lontani anni luce: sono soltanto tre i gol messi a segno nelle ultime sei partite, mentre quelli subiti ammontano a nove. Certo, la vittoria ai rigori in US Open Cup contro il Real Salt Lake ha dato un po’ di ossigeno al team allenato da Sigi Schmid, ma la “crisi” resta. Non sono bastati neanche i gol dell’astro nascente Jordan Morris a placare gli animi dei tifosi, abituati negli anni a piogge di gol e azioni spettacolari. Gran parte delle speranze è riposta nel ritorno in attacco della stella Clint Dempsey, che oltre a gonfiare la rete dovrà restituire ai suoi quella voglia di combattere che sembra ormai soltanto un vago ricordo.

Assieme alla fiducia dei tifosi, a traballare è soprattutto la panchina di Schmid. Quando, giunti quasi a metà stagione, le sconfitte che superano le vittorie, non si può dare la colpa soltanto alla “sfortuna”. Il tecnico tedesco invece pare crederci per davvero. Tanto da far provare ai suoi attaccanti in allenamento una sessione extra di calci piazzati e azioni a ridosso dell’area. Funzionerà? Staremo a vedere, anche se a giudicare dall’ultima gara persa 2-0 contro il New York City non lascia presagire nulla di buono. Come sempre in questi casi, è proprio il reparto offensivo quello preso più di mira. Jordan Morris sembra aver perso quell’argento vivo che lo ha elevato a promessa del torneo. Nelson Valdez invece non riesce a lasciare il segno facendo interrogare i tifosi (e lo staff) sull’effettiva necessità del suo contratto da Designated Player. Dempsey da parte sua fa quel che può, ma dialogare con Martins pareva lo esaltasse come poche altre cose al mondo.

Dove intervenire, dunque, per cambiare rotta? Difficile, anzi, difficilissimo dirlo. La classica formula “il problema è dato da diversi fattori” è più che mai azzeccata in questo caso. Il portiere Stefan Frei, ad esempio, sembra aver ricevuto l’ordine dal suo allenatore di effettuare lanci lunghi sugli attaccanti a ogni rinvio, al fine di aumentare le possibilità di avvicinarsi all’area avversaria. Una strategia evidente anche dalla “corsa ai cross” compiuta quasi disperatamente dalle ali e dai terzini. A farne le spese è il gioco, con una percentuale altissima di palle perse o passaggi non riusciti. Il fraseggio in mezzo al campo è quasi scomparso e le verticalizzazioni che velocizzano la manovra (Ah, Mauro Rosales, perché te ne sei andato?) non vengono più neanche tentate. A preoccupare è anche il carattere e l’attitudine che i giocatori (non) dimostrano in campo. E forse qui sta la mancanza più grande del coach, che pure conosce benissimo quell’ambiente. La situazione insomma è delicata, ma i Sounders hanno tutte le carte in regola per riuscire a ritrovare morale e risultati. Serve fare gruppo e guardarsi negli occhi, essere convinti dei propri mezzi. Per il bene di un campionato che li ha sempre visti protagonisti di primissimo livello.


 

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