I NY Red Bulls hanno messo le ali

Una sconfitta dietro l’altra, senza soluzione di continuità e con risultati deludenti. L’inizio fallimentare di MLS 2016 dei New York Red Bulls, è passato da sei sconfitte nelle prime sette gare, 15 goal subiti e solo 4 realizzati e disegnando la strada del peggior inizio della lega: quasi un incubo per i tifosi della Red Bull Arena.
Eppure, numeri alla mano, è bastato un cambio di rotta per fare “iniziare” ai vincitori dell’ultimo Supporters’ Shield, il premio a chi colleziona più punti in assoluto tra le due Conference nella regular season, il loro campionato.

New York Red Bulls: un progetto a lungo termine

Il turbinio delle sconfitte – In sette partite, iniziate in casa contro Toronto, Houston ( unica vittoria ) e Kansas e proseguite a Montreal, New England, San Josè e Colorado, la squadra allenata da Jesse Marsh è uscita sconfitta per sei volte. Acqua da tutte le parti, difficoltà di gioco e poche reti all’attivo. Il 4-2-bradley wright phillips3-1 di coach Marsh, bello e piacevole da vedere nella scorsa stagione, dotato di buona corsa, tecnica e predisposizione a fare entrambe le fasi da parte dei suoi interpreti principali, si era dissolto in maniera statica, con pochissime occasioni da rete ed errori grossolani in difesa, reparto che non era stato rinforzato dopo la partenza di Matt Miazga al Chelsea. A ciò si aggiunga uno stato di forma non ottimale degli elementi cruciali quali il bomber, centravanti e capocannoniere della scorsa stagione Bradley Wright-Phillips, 42 goal totali nelle ultime due stagioni, il top-player e trequartista Sacha Kljestan quanto l’intero centrocampo e punto di forza dei Red Bulls, composto dai mediani Dax McCarthy e Felipe Martins e gli ulteriori trequartisti Mike Grella e Loyd Sam. La squadra appariva dunque meno competitiva dello scorso anno e certamente non in linea con una società ricca ed ambiziosa.

Eppure, c’è di più – Per provare a spiegare la logica dell’inizio shock dei Red Bulls è necessario andare oltre. Perchè nel New Jersey non ci sono solo cattivi risultati, od il gioco che latita, ma vi è stato, negli ultimi anni – e qui si nasconde la chiave di volta che caratterizza “anche” il campionato in corso – un radicale restyling sportivo e concettuale. Da Thierry Henry, quattro stagioni a New York dando spettacolo come solo un campione del suo kljestancalibro sapeva fare, a sei Homegrown Players ingaggiati nell’ultimo calciomercato.
Il che non ha impedito nella scorsa stagione, la prima post Henry, di aggiudicarsi il Supporter’s Shield e di uscire con un Columbus in stato di grazia ai playoffs; una nuova era che dunque sembra orientarsi sul lungo termine e rifugge dall’acquisto sensazionale e patinato, senza aver fretta di vincere e coltivando in casa i propri talenti.

Il talento però non manca a Marsch e col migliorare della condizione fisica è venuto fuori. I Red Bulls hanno ritrovato i gol di Wright-Phillips contro Orlando nella vittoriosa rimonta per 2-1, ma sopratutto le giocate ad alta velocità di Sam e Grella, oltre alla solita sostanza di Kljestan, giocatore fondamentale per il gioco newyorchese e ignorato da Klinsmann per la Nazionale nonostante sia il miglior assistman della lega. Mike Grella nel 4-0 a FC Dallas che ha confermato i progressi già intravisti nella sfida contro Orlando City, è stato semplicemente immarcabile. Un misto di tecnica e velocità sfociata in assist al bacio e un gol spettacolare a premiare l’inserimento dalla trequarti.

Inoltre la società non è stata a guardare. Accortasi del buco difensivo, ha lasciato partire in prestito il giovane Baah rinforzandosi – e non poco – con il difensore francese di Orlando Aurelien Collin, uno dei migliori dell’intera lega, a completare un reparto che acquisterà solidità ed esperienza. Insomma, dopo un inizio in salita i Red Bulls sembrano aver cambiato marcia iniziando a volare. Le qualità – e il tempo – per ripetersi al top nella regular season non mancano.

@MatteoGiobbi


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